Manovrine elettorali. La maggioranza inizia ad andare a pezzi: al Senato il Governo rischia forte

Una lunghissima campagna elettorale, che è cominciata dalla manovrina su cui ognuno vuole piazzare le proprie bandierine, ancora di più al Senato.

Una lunghissima campagna elettorale, che è cominciata dalla manovrina su cui ognuno vuole piazzare le proprie bandierine, ancora di più al Senato. Il Movimento democratico e progressista alla Camera ha aperto le danze, negando la fiducia al testo contenente la reintroduzione dei voucher. A Montecitorio questa posizione non ha provocato problemi, ma al Senato i numeri sono più fragili. A meno che non arrivi un soccorso di Forza Italia, prima della certificazione della crisi di Governo. Il dato reale è che il tempo dei compromessi è finito, come ha intuito il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parlando della difficoltà di completare le riforme in un clima elettorale. Proprio quello che ormai si respira nei corridoi del Parlamento.

Linea ufficiale – Certo, nessuno nella maggioranza ha il coraggio di esporsi in pubblico soprattutto nel Partito democratico. La linea ufficiale è quella dettata dal segretario Matteo Renzi: “Le elezioni sei mesi prima o sei mesi dopo non cambiano niente”. E quindi avanti con l’appoggio al premier Gentiloni: “Il Governo sta facendo quello che serve al paese, con il sostegno del Pd. Ma quelli che dicono che votare è un pericolo per la democrazia non si rendono conto che una risata continentale sta per abbracciarli”, ha scandito l’ex premier durante il battesimo dell’applicazione Bob, la nuova piattaforma di condivisione delle iniziative con i militanti dem. Ma l’accelerazione sul sistema tedesco per la legge elettorale vale più di mille parole. Renzi ha lasciato anche intendere di voler dire la sua sulla prossima Legge di Bilancio: “La discussione sul voto, su quando si vota, non si pone sulla base della legge elettorale, ma sulla base di quale manovra vogliamo fare”. D’altra parte il senatore renziano, Andrea Marcucci, ha lanciato un messaggio per il voto anticipato: “Il capo dello Stato avrà tutti gli elementi per decidere se la legislatura possa andare avanti fino alla fine o se non sia il caso di procedere ad elezioni anticipate. E se elezioni anticipate saranno, è la democrazia, bellezza”.

Fine corsa – La proposta di Silvio Berlusconi sul modello tedesco è nata dietro l’idea di uno scambio con Renzi: la riforma della legge elettorale per tornare al voto nel 2017. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha sintetizzato il pensiero del suo leader: “Non facciamo la legge elettorale contro qualcuno ma per avere stabilità. Una volta fatta, bisogna andare alle elezioni al più presto anche per intercettare il ciclo elettorale europeo”. La tensione è salita al massimo nella maggioranza. Roberto Speranza, uno dei leader di Mdp, aveva attaccato, sin dalla mattina, sulla questione voucher: “Reputo sbagliato nel merito ridare spazio un nuovo strumento di precarietà senza alcuna condivisione con le associazioni dei lavoratori, ma soprattutto ritengo inaccettabile la scelta di raggirare il referendum e tutti gli italiani che hanno firmato i quesiti referendari”. “Per questo motivo – ha ribadito – non voto la fiducia al governo”. Una posizione critica rafforzata dalle parole di una collega di partito, Eleonora Cimbro: “Renzi preferisce stringere accordi con Berlusconi che guardare alla storia del Pd. Lo spostamento a destra del Pd è ormai sotto gli occhi di tutti”.