Marino ha scelto l’uomo del buco nero. Il veltroniano Causi entra in giunta. Nel 2008 lasciò il Campidoglio con un debito monstre di 22,4 miliardi

di Stefano Sansonetti

Ritorno al passato. Ma soprattutto quello che sembra delinearsi è il ritorno a un passato di debiti pesanti come macigni. Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha alzato il velo sulla composizione della sua “nuova” giunta. Il nome più importante a fare il suo ingresso, inutile girarci intorno, è quello del deputato del Pd Marco Causi, individuato come nuovo vicensindaco e assessore al bilancio. E qui non può non scattare una riflessione. Si dà infatti il caso che Causi, dal 2001 al 2008, sia stato assessore al bilancio della giunta guidata da Walter Veltroni. E da responsabile dei conti, proprio nel 2008 ha lasciato una situazione contraddistinta da un debito monstre. Basta fare un’analisi storica per rendersene conto.

LA SERIE
Proprio nel 2008, dopo le elezioni vinte da Gianni Alemanno, la Ragioneria generale dello Stato fece una sorta di due diligence che partiva dal 2003. Ebbene, ne venne fuori che a fine 2007 il comune aveva accumulato debiti per 6,9 miliardi di euro (erano 6,4 miliardi nel 2003). A questi si dovevano aggiungere ulteriori debiti finanziari per 1,2 miliardi. Il conto finale, quindi, era di 8,1 miliardi. Ustionante fu la conclusione del report della Ragioneria: “Si può affermare, con tutte le cautele del caso, che il comune di Roma versa in una situazione di grave difficoltà finanziaria, sia per quanto concerne la competenza e, ancor più, per quanto concerne la cassa”. Nel 2010, poi, il Governo guidato da Silvio Berlusconi decise di nominare un Commissario alla gestione del debito della Capitale, individuato nella persona di Massimo Varazzani, che tutt’ora ricopre l’incarico. A quel punto si rifecero tutti i calcoli relativi alla gestione precedente, affinando le proiezioni dei debiti futuri. I numeri che ne risultarono fanno ancora oggi paura. Come spiegano documenti pubblicati sul sito del Campidoglio, alla voce gestione commissariale, al 26 luglio del 2010 Roma era oberata da debiti finanziari e non finanziari per 15,7 miliardi. I quali, sommati ai 6,7 miliardi di cosiddetto “debito finanziario quota interessi a finire” (cioè l’ammontare complessivo del debito futuro generato dal flusso degli interessi passivi su mutui, linee di credito e prestiti flessibili), portava lo stock di debito lordo pregresso alla bellezza di 22,4 miliardi. Se poi si considerano anche i crediti al luglio del 2010, pari a 5,7 miliardi, il saldo del debito si attestava sui 16,7 miliardi. In ogni caso un bagno di sangue. Al 31 dicembre 2013, ultimo anno censito nelle tabelle pubblicate sul sito della gestione commissariale, il debito lordo è sceso dai 22,4 miliardi dell’era Veltroni agli attuali 14,8 miliardi, sempre comprensivi della quota “interessi a finire” (al netto dei crediti la cifra scende a 12,8 miliardi). Da chiarire che la gestione del debito pregresso è separata dal bilancio capitolino. Il risultato, in ogni caso, è che i 22,4 miliardi di debito censiti nel luglio del 2010, e approvati con legge dello Stato, sono il frutto dell’eredità Veltroni-Causi. Da qui la domanda: si è reso conto Marino di aver imbarcato in giunta quello stesso Causi che ha lasciato la Capitale con questi numeri? Ma questo, del resto, è il risultato del compromesso politico all’interno del Pd.

GLI SVILUPPI
Per carità, è anche vero che gli stessi Veltroni e Causi ereditarono una non semplice situazione debitoria dalla giunta guidata da Francesco Rutelli. E lo stesso Causi operò una ristrutturazione del debito che ne allungò le scadenze dando un po’ di ossigeno alle casse comunali. Ma la situazione lasciata nel 2008 è un autentico macigno. Insomma, le grane per Marino non sembrano finire mai. Tra l’altro ieri dalla nuova giunta si è sfilata Sel. “Non ci interessa un monocolore Pd”, ha sintetizzato il coordinatore del Sel Paolo Cento, spiegando che il partito a questo punto valuterà caso per caso il da farsi. E’ un appoggio esterno? “Non mi piace l’espressione”, ha chiarito lo stesso Cento: “Vedremo davanti a ogni singolo provvedimento”.

Twitter: @SSansonetti