I colpi di pistola esplosi da Mario Roggero che hanno ucciso due aggressori e ferito il terzo rapinatore durante la rapina alla gioielleria Roggero di Grinzane Cavour in provincia di Cuneo avvenuta nel pomeriggio del 28 aprile scorso “risultano esser stati tutti sparati all’esterno del negozio”. Di più. In un video si vede che i tre banditi (Andrea Spinelli, Giuseppe Mazzarino e Alessandro Modi) erano già in fuga e sull’auto. E nei confronti di uno di loro, a terra colpito alla schiena, il gioielliere si è accanito con calci sferrati nella parte superiore del corpo.
Mario Roggero, la vera storia della rapina di Grinzane in un video
È Repubblica a raccontare oggi la vera dinamica dei fatti. Che cozza con la ricostruzione fornita a caldo proprio da Roggero. “Ho dovuto scegliere tra la mia vita e la loro, aveva detto per spiegare perché avesse sparato ai tre rapinatori, uccidendone due e ferendo il terzo a una gamba. E incassando la solidarietà di Matteo Salvini e di altri politici, anche a sinistra.
Dentro al negozio due rapinatori avevano malmenato e minacciato, con una pistola finta, la moglie e la figlia per farsi aprire la cassaforte. Il sospetto che Roggero, 66 anni e una brutta rapina subita in passato, avesse sparato fuori, ai rapinatori già in fuga, è diventato certezza. Ma la vera sorpresa è stata la reazione avuta nei confronti di chi era già inoffensivo e steso a terra.
Al momento della sparatoria i tre banditi erano a bordo. Sono scesi quando sono stati raggiunti dal primo colpo che ha mandato in frantumi un vetro. A quel punto Roggero ha sparato ancora, colpendo al petto Mazzarino, crollato vicino all’auto. Poi Modica, alla gamba. Spinelli è stato invece colpito alla schiena. Ed è caduto in strada, dove il gioielliere gli ha sferrato calci. È riuscito a rialzarsi e ha avuto una colluttazione, cercando di strappargli la pistola, fino a crollare esanime vicino alle strisce pedonali.
I due rapinatori uccisi durante un furto nella gioielleria di Grinzane Cavour
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine alle sei e mezza di sera il traffico sulla strada principale, via Garibaldi, che da Alba porta a Diano, inizia a infittirsi. È proprio nel via vai dell’ora di punta che una banda di tre malviventi si infila in gioielleria. In quel momento nel negozio ci sono, oltre al titolare, anche la moglie e la figlia. Dalle prime testimonianze sembra che i rapinatori abbiano sfoderato delle pistole puntandole contro la famiglia di gioiellieri. Ed a quel punto che Roggero deve aver agito e nella colluttazione ha tirato fuori la pistola. Una vicenda che per certi versi ricorda quanto accaduto due anni fa a Pavone, alle porte di Ivrea, quando un tabaccaio aveva freddato un ladro in fuga.
La gioielleria di via Garibaldi era stata rapinata nel 2015. Era il 22 maggio quando due banditi, uno dei quali travestito da donna, si erano introdotti nel negozio, dove avevano legato il titolare, Mario Roggero, con delle fascette di plastica dopo averlo picchiato con violenza. Legate anche la moglie e la figlia, chiuse in bagno, prima di scappare con un ricco bottino di gioielli e di orologi di circa trecentomila euro. A dare l’allarme le due donne, dopo essere riuscite a liberarsi. Per guarire dalle ferite il gioielliere impiegò diverse settimane.