Massima attenzione al rischio infiltrazioni mafiose nella Fase 2. Riunione al Viminale tra Lamorgese e i vertici di forze di polizia e Servizi segreti

Emergenza Coronavirus e rischio infiltrazioni mafiose in vista della ripartenza. Sono i due centrali affrontati nel corso del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto oggi al Viminale dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, alla presenza dei vertici della forze dell’ordine e delle agenzie di intelligence. “Per garantire l’osservanza delle misure relative al contenimento della diffusione del virus Covid-19 – fa sapere una nota del Viminale – sono stati predisposti, in questa prima fase dell’emergenza sanitaria, dispositivi di sicurezza, vigilanza e controllo che hanno impiegato quotidianamente nelle attività operative 58.900 agenti di pubblica sicurezza appartenenti alle forze di polizia e alle polizie locali, comprensivi di 1.518 militari che rientrano nel contingente dell’Operazione “Strade sicure”. Dall’11 marzo al 28 aprile sono stati eseguiti oltre 15 milioni di controlli: 11.117.385 sulle persone, 4.338.099 hanno riguardato gli esercizi commerciali”.

Per quanto riguarda i reati commessi nella prima fase di lockdown, quindi dall’1 al 31 marzo, si è registrata una netta diminuzione del trend della delittuosità sul territorio nazionale (-66,6%): 203.723 delitti commessi nel 2019, 68.069 nel 2020. In particolare, sottolinea il ministero dell’Interno, si è registrata “una diminuzione inferiore, rispetto al trend generale dei reati, dei maltrattamenti in famiglia (-37,4%) e delle rapine nelle farmacie (-28,2%); l’incremento, in controtendenza, dei reati legati all’usura (+9,1%)”.

Il rischio di infiltrazione, secondo quanto ha analizzato il Viminale, potrebbe riguardare “l’intero circuito produttivo e commerciale” e si potrebbe manifestare nella fase della “ripresa” tenuto conto che la crisi in atto “ha già prodotto un forte deficit di liquidità per le aziende e le famiglie e che è stato attivato un flusso di ingenti finanziamenti pubblici, sia nazionali sia comunitari, diretti alle imprese, questo scenario può favorire dinamiche corruttive e rapporti illeciti tra imprenditori, funzionari pubblici e organizzazioni criminali”.

In questo contesto, il ministro Lamorgese ha inviato a tutti i prefetti una direttiva “per sollecitare la massima attenzione sui rischi di inquinamento della economia legale connessi al contesto dell’emergenza sanitaria e della crisi economica”. Il Viminale ha, inoltre, sottoscritto un protocollo con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con la Sace per “assicurare la completa funzionalità del sistema di garanzia alle banche che finanziano le imprese, impedendo comunque l’erogazione di qualunque utilità di fonte pubblica a vantaggio degli operatori economici in odore di condizionamento malavitoso”. Tra le azioni promosse dal ministero dell’Interno anche “l’intensificazione dei contatti diretti, a livello centrale e periferico, con le associazioni di categoria al fine di potenziare il monitoraggio dei casi di default economico nonché di individuare aree sensibili per interventi di prevenzione”.

La Lamorgese ha deciso di rafforzare i controlli, in particolare l’attività di prevenzione delle forze di polizia sul fenomeno del riciclaggio e sulle dinamiche societarie “con particolare attenzione alla filiera agroalimentare, alle infrastrutture sanitarie, all’approvvigionamento del materiale medico, al comparto turistico alberghiero, alla ristorazione nonché ai settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa”. “Elevata attenzione” sarà dedicata anche al monitoraggio dei cosiddetti “reati spia” indici di infiltrazione criminale, anche mafiosa, nel circuito economico finanziario quali l’usura, l’illecita concorrenza attraverso la minaccia e la violenza, le truffe, il trasferimento fraudolento di beni, la corruzione e gli illeciti negli appalti.