di Lapo Mazzei
Questa volta una premessa è d’obbligo. Il 2014 sarà un anno cruciale per l’Europa che vedrà il rinnovo di tutte le istituzioni attraverso le elezioni della prossima primavera. Il primo test continentale, però, è in agenda a gennaio, quando prenderà il via la presidenza greca dell’Ue, con Atene in cerca di riscatto dopo i salvataggi europei. Poi sarà la volta dell’Italia. Ma nel carnet c’è anche l’ingresso della Lettonia nell’euro e la libera circolazione dei lavoratori bulgari e romeni in tutti i paesi Ue. Dato il contesto europeo entro il quale si va a inserire la frizzante politica di casa nostra, è davvero credibile che per un mero calcolo personale il sindaco a tempo perso di Firenze voglia il portare il Paese al voto anticipato, finendo con il fare un grosso favore a Silvio Berlusconi? Di Matteo Renzi, perché è di lui che stiamo parlando, si potrà dire di tutto (senza sbagliare a dire il vero) fuorché che sia uno sprovveduto. Magari un po’ pasticcione, essendo uno che “ciancia” tanto, come dicono a Firenze (anche se nel suo fiume di parole finiscono anche sassi e scogli), ma non certo uno che ha voglia di bruciarsi in fretta. Semmai sono quelli che lo spingono per andare alle elezioni anticipare che lo vogliono bruciare. Modesto dettaglio. Per Berlusconi andare a elezioni anticipate in primavera significherebbe sperare in un rallentamento – nel periodo della campagna elettorale – della sentenza di appello nel processo Ruby attesa nei primi mesi del 2014 e dei filoni collegati: nessuna norma lo prevede ma per consuetudine, almeno fintanto che Berlusconi era parlamentare, così è avvenuto. Con Silvio nel mezzo Matteo non avrebbe affatto la vittoria in tasca. E così, avendo ben presente quell’agenda europea enunciata all’inizio, appare chiaro che il renzino romano ha bisogno di disegnare a sua immagine e somiglianza il partito che gli è stato consegnato dalle primarie, in modo da tenere sotto pressione il governo. Per una duplice ragione. Da una parte c’è l’esigenza di avere la massima visibilità con il minimo sforzo, dall’altra Renzi deve portare a casa la golden share sul governo in modo tale da presentarsi agli elettori, quando si andrà al voto, come il salvatore della Patria. Che, a dire il vero, avrebbe bisogno di ben altro Messia. Dunque il premier Enrico Letta si ritrova a vestire i panni della Lepre e Renzi quelli del cacciatore che insegue e bracca la preda. Ma la lepre in questione, a tratti, appare una faina.
Ammissione importante
Ieri l’inquilino di Palazzo Chigi ha confermato la decisione di approvare la norma sull’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per Venezia. La norma non ha potuto essere inserita nei dl in pubblicazione per l’esigenza di assicurare agli stessi snellezza e rigorosa omogeneità, ma si conferma la volontà di inserire la disposizione nel primo provvedimento utile. Ecco potrà anche sembrare un fatto marginale questo aiuto alla città lagunare, ma in realtà si tratta di un atto di grande peso politico, che dà il segno di come la rotta del rigore si può invertire eccome. Renzi, dal canto suo, ieri ha tenuto il basso profilo occupandosi di Firenze. Però hanno provveduto i suoi a tenere desta l’attenzione, in modo da evitare che il termometro renziano prenda la strada del piano inclinato dalla distrazione. “Le tempistiche e le priorità le abbiamo chiarite da tempo e rimangono quelle. I tempi delle riforme non sono una concessione del Governo a Renzi, ma il rispetto degli impegni presi con i cittadini alle primarie”, afferma Maria Elena Boschi, responsabile Riforme Istituzionali della segreteria nazionale del Pd, commentando l’intervista di Dario Franceschini a La Stampa. “Sulla legge elettorale immagino un accordo quadro in gennaio che parta da un’intesa tra le forze che sostengono il governo ma che punti a coinvolgere anche i partiti dell’opposizione”, aveva affermato il ministro. E la deputata del Pd ha significativamente commentato: “Mi sembra in linea con quello che abbiamo sempre detto: legge elettorale subito e, per la riforma del Senato, prima si parte e meglio è. Certo, la riforma del Senato avrà inevitabilmente tempi più lunghi”. Dunque niente elezioni anticipate ma gioco delle parti… Come sempre, del resto.