Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista

L'annuncio del leader di Italia Viva Matteo Renzi: "Ho accettato una sfida affascinante: per un anno sarò il direttore de il Riformista".

Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista

Tra le tante medaglie che ha da appuntare sul petto Matteo Renzi c’è sia quella per aver mosso guerra a tanti giornalisti, a suon di querele, che quella per aver affossato l’Unità. Eppure da oggi, incredibile ma vero, si ritroverà a far parte di quel mondo che ha sempre guardato con sospetto visto che, forse per lasciarsi alle spalle le ultime magre figure del Terzo polo nelle elezioni, per i prossimi dodici mesi sarà il vertice de Il Riformista, prendendo il posto di Piero Sansonetti. Insomma per l’ennesima volta Matteo si reinventa e sorprende tutti.

Matteo Renzi è il nuovo direttore del Riformista. L’annuncio del leader di Italia Viva su Twitter: “Ho accettato una sfida affascinante”

Così oltre a essere senatore, leader politico e conferenziere, da oggi sarà pure direttore editoriale del quotidiano di proprietà dell’amico di famiglia Alfredo Romeo. Un nome, quello dell’imprenditore campano, che è finito al centro delle cronache giudiziarie nel caso Consip assieme a Tiziano Renzi, padre del senatore toscano. Ma il leader di Italia Viva non ha dubbi sull’innocenza di Romeo che non ha esitato a definire “un galantuomo”, con una convinzione che vede rafforzata “dalle vicende giudiziarie che avete seguito e che mi convincono ancora di più di questo, perché l’inchiesta Consip ha dimostrato il ruolo avuto da pezzi deviati delle istituzioni”.

Sarà sicuramente così ma la Giustizia italiana sembra avere qualche dubbio tanto da aver più volte messo nel mirino Romeo. È successo negli anni ‘90 quando è rimasto coinvolto in un presunto giro di mazzette al comune di Napoli da cui ne è uscito indenne nel 2000 con l’avvenuta prescrizione, malgrado lo stesso imprenditore avesse confessato tutto. Ma i suoi guai con la Giustizia non sono finiti qui. Recentemente il nome di Romeo è tornato alla ribalta per l’inchiesta Consip, collezionando due sentenze di primo grado diametralmente opposte. In un caso ha subito una condanna a due anni e sei mesi per aver corrotto un dirigente Consip, mentre nell’altro è stato assolto dall’accusa di turbativa d’asta per una gigantesca gara d’appalto.

“Quando lasciai Palazzo Chigi dissi che stavamo entrando nell’era della post verità. Sono sensibile ai temi dell’informazione e delle fake news. Un giornale libero deve essere credibile, deve riuscire a fornire una narrazione credibile. Il Riformista non è il sovranismo di Meloni né la linea di Schlein e Conte. Tra l’approccio dei sovranisti e quello della sinistra radicale c’è una maggioranza silenziosa” è questa la linea annunciata dal neo direttore Renzi. Un quotidiano che, assicura, non sarà legato a nessuno, neanche al Terzo polo di cui, almeno per il momento, il senatore toscano fa parte. Nella sua conferenza show, Renzi ha poi negato di voler lasciare la politica ma al contrario ha detto che raddoppierà il proprio impegno “continuando a fare il lavoro di parlamentare d’opposizione”.

M5S: un doppio incarico preoccupante

Parole che saranno suonate come una rassicurazione per alcuni e come un anatema per molti altri. “Matteo Renzi oggi ci fa sapere che assume la direzione del Riformista ma che non ha alcuna intenzione di lasciare il suo ruolo da parlamentare. È francamente preoccupante che un parlamentare in piena attività diriga contemporaneamente un quotidiano. Renzi non vede o fa finta di non vedere che ci sono ragioni di opportunità evidenti nell’assumere questo doppio incarico” spiegano Anna Laura Orrico e Luca Pirondini, i capogruppo M5S in commissione Cultura alla Camera e al Senato. Gli stessi poi concludono spiegando che “la legge non lo vieta, ma che credibilità può avere un giornale diretto da un leader di partito? Qualsiasi parvenza di imparzialità della testata è totalmente compromessa, ma evidentemente per Renzi – abituato ai doppi incarichi fuori dal Parlamento – questo non è un problema”.

Certo è ironico pensare che soltanto lunedì Renzi, abituato a fare e disfare, annunciava di volersi prendere una pausa dal clamore mediatico. È successo a margine del suo intervento alla scuola di formazione politica del senatore Antonio De Poli, a Gallio in provincia di Vicenza, quando ha lasciato i presenti di stucco affermando: “Sono molto più prudente nella comunicazione perché la maggioranza di centrodestra è molto solida. Questi il potete non lo mollano. Penso sia una legislatura su cui lavorare in tempi lunghi: non sui 100 metri ma come in una maratona. Ho bisogno di ritrovare una nuova narrazione: una sosta ai box non può che farmi bene”.

Ebbene se l’intento era quello di restare ai margini della comunicazione, allora sembra difficile credere che avrà successo perché tanto in tv quanto sui giornali e sui social, per giorni non si farà che parlare di questa sua ennesima svolta. E sembra altamente improbabile che tutto ciò non fosse stato ampiamente previsto da Renzi che evidentemente con questa operazione spera di recuperare consensi proprio da questo rinnovato clamore mediatico attorno al suo nome. Del resto che questo sarà l’andazzo è evidente dal fatto che è già diventato trend topic ovunque, scatenando una sfilza di meme e suscitando la reazione di tanti giornalisti che hanno risposto alle innumerevoli castronerie dette da Renzi durante la conferenza stampa.


Una di queste è quella con cui il leader di Italia Viva ha detto ai presenti: “No, non ritiro le querele” ai giornalisti e “ora anzi le rischio”. Peccato che le cose non stiano così come spiegato su Facebook da Vincenzo Iurillo, del Fatto Quotidiano, e che si tratti di un bluff in quanto “Matteo Renzi non è iscritto all’Ordine dei Giornalisti (è riscontrabile da fonti aperte, l’albo è consultabile on line sul sito Odg) e di conseguenza non può assumere la direzione di un giornale. Dunque, non saranno attirate sulla sua figura le querele di cui il direttore responsabile risponde per omesso controllo su ciò che va in pagina. Renzi va ad assumere il ruolo di direttore editoriale. Che è un’altra cosa”. Ma Iurillo aggiunge: “Anche se fosse stato iscritto all’ordine dei giornalisti, in qualità di parlamentare, Renzi non poteva comunque assumere il ruolo di direttore responsabile” per via delle forti garanzie e protezioni giuridiche previste per deputati e senatori. Un post che si conclude con una frase eloquente: “Quindi Renzi come sempre è un cazzaro”.

Come al solito graffiante Selvaggia Lucarelli che su Twitter non ha perso tempo ironizzando sul ruolo di conferenziere del leader di Italia Viva: “Chissà se il suo amico Bin Salman si è congratulato con Matteo Renzi per il suo nuovo incarico, lui che ama così tanto i giornalisti e il giornalismo indipendente”. Amaro il commento di Alberto Infelise, de La Stampa, che su Twitter spiega: “Non c’è altro modo per dirlo. Renzi direttore di un quotidiano è un’offesa al mestiere di giornalista, un’offesa ai lettori di quel quotidiano, un’offesa agli elettori che hanno votato Renzi immaginando che li rappresentasse in Parlamento. Facesse il suo mestiere”.