Maxi multe alle navi Ong. Il premier prova a smarcarsi. Il caso Reisch riapre il dibattito sui decreti Sicurezza. E Conte medita qualcosa più di piccole modifiche

Sulle modifiche ai decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini, dopo una multa da 300mila euro recapitata al comandante della nave Ong Marie Eleonore, Claus Peter Reisch, si è riacceso il dibattito. I giallorossi hanno cercato sinora di rinviare qualsiasi decisione su un tema divisivo, che fa perdere consensi in un’Italia incattivita e spinta per troppo tempo a guardare ai migranti come causa di tutti i mali, e che imbarazza sia il premier Giuseppe Conte, lo stesso presidente del Consiglio dell’esecutivo gialloverde che ha approvato quelle norme, che il Movimento 5 Stelle che le ha appoggiate convintamente.

Non si possono più ignorare le modifiche ai decreti, da tempo messe a punto dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese, come chiesto del resto dallo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ma non è facile. Si tratta dell’ennesimo ostacolo per un Governo in cui l’intesa sui dossier fatica sempre ad arrivare. E lo stesso Pd che ha assicurato sin dall’inizio che quelle norme sarebbero state abrogate, salvo poi accontentarsi di modifiche, appare titubante, temendo con ogni probabilità di perdere altri elettori nei prossimi appuntamenti elettorali, a partire dalle regionali in Emilia.

EQUILIBRISMI. Una situazione spinosa che, davanti all’accusa di continuare a sanzionare pesantemente chi si rende colpevole soltanto di salvare vite nel Mediterraneo, ha visto ieri lo stesso premier Conte tentare un’improbabile presa di distanza dai Decreti sicurezza, paventando addirittura un intervento che vada oltre i rilievi mossi dal Colle e possa così cancellare o quasi le misure spot su cui tanto aveva puntato il leader della Lega. Quelle norme sono state approvate dal Conte1, ma ecco che il Conte 2 dichiara durante la sua visita ad Ankara che le modifiche ai decreti sicurezza sono nel programma di governo, ma che “per più ampie riflessioni dovremo trovarci intorno a un tavolo per capire come, perché e dove intervenire”.

Pronto insomma, almeno a parole, a cestinare la politica migratoria avallata in precedenza: “I decreti Sicurezza, quando abbiamo lavorato all’elaborazione del programma di questo governo, sono stati inseriti con l’impegno a rivederli soprattutto raccogliendo le premure mie personali, tant’è che il decreto Sicurezza bis ha avuto aggiunte che non avevo accettato né portato in Consiglio dei ministri. E l’impegno è anche raccogliere l’autorevole commento, le raccomandazioni e le indicazioni pervenute dal presidente della Repubblica Mattarella”.

FRONTE DEM. Promesse sono poi state fatte dai dem. Anche se la pregiudiziale sull’abolizione di quelle norme posta inizialmente per dar vita all’esecutivo è caduta da tempo. “Sui decreti sicurezza partiremo dalle osservazioni di Mattarella e poi il Parlamento potrà intervenire”, ha dichiarato il ministro Dario Franceschini, cercando così di far togliere le castagne dal fuoco a Camera e Senato. “Si riparte dall’accordo di Governo e poi il Parlamento deciderà”, gli ha fatto eco il segretario Nicola Zingaretti. Insomma come per lo ius soli il Pd, nonostante le battaglie portate avanti mentre Salvini teneva le navi bloccate fuori dai porti, non sembra disposto a fare le barricate a favore di chi salva i naufraghi.