Maxi truffa sui risparmi energetici. Dieci Procure agitano il sistema. Nel mirino gestione e scambio dei certificati bianchi. Allarme al Gse, Spa pubblica con i vertici da cambiare

Maxi truffa sui risparmi energetici. Nel mirino gestione e scambio dei certificati bianchi. Allarme al Gse, Spa pubblica con i vertici da cambiare

di Stefano Sansonetti

Non di sola Manovra economica vivrà il settembre pentaleghista. In agenda c’è ancora tutta quella parte del capitolo nomine che non è stata affrontata prima della pausa estiva. Non è un caso se in questi giorni si rincorrono voci sulla scelta dei nuovi vertici dei Servizi segreti e del nuovo Capo di Stato maggiore della Difesa. In questo stesso capitolo c’è una nomina più spinosa del previsto. Parliamo della poltrona di presidente e Ad del Gse (Gestore servizi energetici), società che gestisce 16 miliardi l’anno di incentivi alle fonti rinnovabili. Il tutto sotto il formale controllo del ministero dell’economia, ma con gli indirizzi che vengono impartiti dal ministero dello sviluppo economico.

C’è un termine tecnico che fa fibrillare non poco la società, con verosimili ripercussioni sulla procedura di nomina del nuovo Cda. Parliamo dei “certificati bianchi”, titoli che attestano il conseguimento di obiettivi di risparmio energetico che ogni anno vengono fissati per i distributori di energia. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso la realizzazione di interventi presso i consumatori finali. Oppure possono essere soddisfatti dai distributori acquistando i certificati bianchi da terzi. Tutta l’attività di gestione, valutazione e certificazione del sistema è affidata proprio al Gse. Ebbene, secondo quanto risulta a La Notizia oggi sono più di 10 le Procure della repubblica che stanno indagando su utilizzi e scambi un po’ troppo garibaldini di questi titoli, spesso ipotizzando una truffa ai danni dello Stato. Tra le più attive c’è la procura di Torino, che l’anno scorso è arrivata a indagare 26 persone.

A dimostrare la delicatezza della questione c’è anche un drammatico evento accaduto proprio all’esito degli accertamenti dei pm piemontesi: un ex indagato, il commercialista Giuseppe Mercuri, a quanto pare vicino alla firma di un patteggiamento, nel marzo del 2018 si è suicidato. Insomma, la situazione è a dir poco tesa. Nelle scorse settimane, per il ruolo di presidente e Ad, era venuto fuori il nome di Luca Dal Fabbro, oggi nel Cda di Terna, che però si è ritirato dalla corsa, anche in considerazione dei molteplici incarichi ricoperti. Per la successione di Francesco Sperandini, manager in quota Pd attualmente ancora sulla tolda di comando, nelle ultime ore si sta facendo il nome di Roberto Moneta, capo del Dipartimento unità per l’efficienza energetica dell’Enea. Moneta è considerato vicino a Rosaria Fausta Romano, attuale Direttore generale del mercato elettrico e delle rinnovabili al Mise, anch’essa ricondotta all’area Pd. Insomma, una filiera che dovrebbe consentire, nell’ottica di chi la sostiene, un ricambio morbido al Gse. Ma l’operazione sarebbe poco comprensibile dal punto dei vista dei Cinque Stelle. Il Movimento, dopo l’assegnazione alla Lega della presidenza dell’Authority per l’energia (con Stefano Besseghini), sembrava destinato a piantare una bella bandierina sul Gse, esprimendo un profilo di massima fiducia. La partita, che resta aperta in vista dell’assemblea del 12 settembre, è delicatissima. Ieri, quanto alle inchieste in corso, il Gse ha spiegato a La Notizia che le iniziative rientrano “nelle numerose attività di verifica che vengono svolte dal Gse, dalle Procure e dalle forze di polizia per garantire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Il Gse offre la massima collaborazione alle iniziative delle Procure, talvolta attivandone l’azione, talaltra affiancandosi”. In più la società ha precisato che al momento non risultano suoi funzionari indagati: il codice etico impone a un dipendente di comunicare un eventuale avviso di garanzia. Cosa finora non avvenuta.