Mazzette diplomatiche per la diga di Mosul. La Corte dei Conti batte cassa all’ex ambasciatore italiano in Iraq

Alle onorevoli mazzette siamo ormai abituati. Bustarelle che hanno fatto la fortuna e qualche volta provocato la caduta dei big della politica. A quanto pare però, in un Paese in cui da troppo tempo la corruzione è una enorme piaga, i rapporti corruttivi sono anche diplomatici. L’ex ambasciatore italiano in Iraq, Marco Carnelos (nella foto), prima ha patteggiato sul fronte penale a un anno e cinque mesi di reclusione e ora rischia una stangata dalla Corte dei Conti. La Procura contabile, accusandolo di danno all’immagine dell’Italia, lo ha mandato a giudizio chiedendo che venga condannato a pagare 212mila euro. Per gli inquirenti avrebbe messo “la propria funzione istituzionale al servizio di un potente uomo d’affari curdo-iracheno e vicepresidente dello Zozik Group”, nel Kurdistan iracheno, favorendolo in affari privati suoi e del gruppo di imprese del quale è a capo, “attivo per lavori in subappalto anche con ditte italiane, tra le quali quella che stava realizzando lavori di consolidamento della diga di Mosul”. Tutto in cambio di mazzette che, in base a una conversazione registrata, secondo gli investigatori ammonterebbero almeno a 100-150mila dollari. Carnelos intanto, dopo una carriera diplomatica lunga 25 anni, che lo ha visto anche rivestire il ruolo di responsabile per il Medio Oriente nello staff dei premier Lamberto Dini, Romano Prodi e Silvio Berlusconi, è ora alla guida della MC Geopolicy srl, una società di consulenza con sede a Roma.