Medici in servizio fino a 72 anni

Nell'ultimo decreto bollette è spuntato di nuovo fuori l’emendamento per mantenere i medici in servizio fino a 72 anni.

Medici in servizio fino a 72 anni

Nel decreto bollette è spuntato di nuovo fuori l’emendamento per mantenere i medici in servizio fino a 72 anni. Stavolta, però, a presentarlo non sono state le destre ma Italia Viva, a firma dell’ex ministra Elena Bonetti e Mauro Del Barba. L’ennesima occasione nella quale Italia Viva, partito di opposizione, ha dimostrato di essere sulla stessa frequenza d’onda della maggioranza.

Nell’ultimo decreto bollette è spuntato di nuovo fuori l’emendamento per mantenere i medici in servizio fino a 72 anni

L’emendamento infatti era già stato presentato a febbraio nel decreto Milleproroghe dalle destre ed aveva avuto il benestare del ministro della Salute, Orazio Schillaci. Ma fu dichiarato improponibile durante i lavori delle commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio del Senato. Una soluzione quella di trattenere i medici in servizio fino a 72 anni che – mentre si fatica a trovare medici negli ospedali pubblici – oltre a fare a fare da tappo al sistema sanitario trova la ferma opposizione degli stessi camici bianchi. Ciononostante siamo arrivati alla quarta riproposizione della norma.

Potrebbero beneficiare della norma il noto cardiochirurgo Musumeci e il dg dello Spallanzani Vaia

Un fatto singolare, al punto da alimentare il sospetto che il vero scopo della norma sia quello di favorire qualcuno. Come, stando ad alcune fonti consultate da La Notizia, il noto cardiochirurgo dell’ospedale San Camillo di Roma, Francesco Musumeci, che ad agosto compirà 70 anni. Senza il via libera all’emendamento, Musumeci, balzato agli onori delle cronache per aver operato anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sarà costretto a chiudere la sua brillante carriera nel servizio sanitario pubblico che lo colloca tra i migliori cardiochirurghi del Paese. Ma non è tutto.

Stesso discorso vale per Francesco Vaia, classe 1954, oggi Direttore generale dello Spallazani: se l’emendamento di Italia Viva diventasse legge potrebbe beneficiarne per restare nel servizio pubblico che diversamente dovrebbe lasciare nel 2024.

Per Anaao Assomed il decreto è inaccettabile

Per il segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, il decreto è inaccettabile. “La proposta di mantenere i medici in servizio fino a 72 anni, già bocciata ben tre volte e ora riproposta nel decreto bollette, evidentemente sta molto a cuore a qualcuno, ma non certo ai cittadini e al servizio sanitario pubblico – ha commentato -. La nostra convinzione è che questa misura serva solo a far resistere delle vere e proprie lobby corporative pseudo universitarie o di altra natura che sono concausa dell’attuale stato del sistema”.

Per questo, ha aggiunto, “invitiamo anche la cittadinanza a rendersi conto che non può essere assistita da medici che hanno già dato al sistema e che hanno il diritto di poter andare in pensione”. Anche perché, ha detto senza giri di parole Di Silverio, “si cerca di far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta principale perché reputata misura inutile per rispondere al problema della carenza di personale. Ma davvero il Governo pensa di poter risolvere questo problema trattenendo i medici in corsia fino a 72 anni? Ribadiamo che non è in questo modo che si esce da una crisi così profonda!”.

D’altra parte, se davvero si vuole dare la possibilità di permanere in sevizio fino a 72 anni – ha lanciato una provocazione il sindacalista – allora “si dica chiaramente che chi resta sveste i panni di professore o di primario e che sarà inserito nelle turnazioni infernali del Pronto Soccorso e dei reparti. Chiediamo al Governo – ha concluso Di Silverio – non solo di ritirare l’emendamento al decreto bollette che introduce questa possibilità, ma chiediamo anche di dare evidenti segnali di voler salvare e tutelare il Servizio sanitario pubblico”.

Ma di emendamenti su misura nella sanità in questi ultimi anni ce n’è stato più di qualcuno, basti pensare all’emendamento Vaia per innalzare l’età dei direttori generali fino a 68 anni (dal limite di 65) presentato nel 2021 sempre da Italia Viva e che ha permesso allo stesso Vaia di guidare l’istituto Lazzaro Spallanzani anche qui con i voti della destra, di Italia Viva e anche dell’ex sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri.

Nomina approvata poi dalla Regione Lazio quasi all’unanimità con i voti favorevoli in commissione sanità di 13 consiglieri di maggioranza e opposizione, di cui la maggior parte rieletti. O ancora, il decreto dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza (firmato poi dal suo successore Schillaci, ex rettore di Tor Vergata), che ha fatto mettere da parte circa 80 milioni di euro al Policlinico di Tor Vergata come azienda ospedaliere universitaria, nonostante ad oggi non si sia ancora costituita come tale, garantendogli un tesoretto di tutto rispetto sebbene le altre aziende siano state escluse malgrado siano in regola già da anni con lo status giuridico.

L’emendamento in questione prevedere che al fine di ridurre le liste d’attesa e favorire il trasferimento di competenze ai nuovi assunti, a decorrere dal 1° gennaio 2023 e sino al 31 dicembre 2026, il limite di età per il collocamento di ufficio a riposo è elevato su base volontaria alla data di compimento del settantaduesimo anno di età per il personale medico, dipendente o convenzionato, del Servizio sanitario nazionale.

Tale facoltà è estesa anche al personale medico in servizio presso strutture private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, e ai docenti universitari di medicina e chirurgia. La domanda – per restare in servizio va presentata al datore di lavoro, entro quarantacinque giorni da chi ha compiuto il sessantanovesimo anno di età ed entro novanta giorni dalla data di compimento del sessantanovesimo anno di età qualora questa sia antecedente al 31 dicembre 2025.