Bufera corruzione sulla Guardia di Finanza

di Leonardo Rafanelli

È come se qualcuno avesse aperto il vaso di Pandora, e ora la nuova ondata di scandali legati alle tangenti continua ad allargarsi senza risparmiare praticamente nulla: nemmeno la Guardia di Finanza. Perché di fronte all’ultimo caso di mazzette sembra proprio lecito domandarsi: “Chi controlla il controllore?”.
Dopo il generale in congedo Emilio Spaziante, finito nel vortice dello scandalo Mose, risultano infatti coinvolti in un’inchiesta per tangenti altri due ufficiali delle Fiamme Gialle. Uno è il colonnello e comandante provinciale di Livorno Fabio Massimo Mendella, arrestato ieri. L’altro è il generale Vito Bardi, comandante in seconda del Corpo a partire dal 2013, anno in cui subentrò nella carica proprio a Speziante. Di Bardi, tuttavia, dev’essere ancora chiarito il ruolo e al momento non risultano provvedimenti cautelari nei sui confronti. In carcere è invece finito anche il commercialista napoletano Pietro De Riu, che secondo l’accusa sarebbe stato parte del meccanismo insieme ai due ufficiali.

 

L’inchiesta

Sulla vicenda, che ruoterebbe intorno a una serie di accertamenti fiscali ‘pilotati’ in alcune aziende, sta indagando la Procura di Napoli. Le ipotesi di reato contestate sono concorso in concussione per induzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Dalle carte emergerebbe che tra il 2006 e il 2012 imprenditori napoletani avrebbero versato nelle casse di De Riu oltre un milione di euro per evitare verifiche e accertamenti fiscali.  La somma sarebbe stata raccolta dal commercialista proprio per conto di Mendella, allora responsabile del settore Verifiche e accertamenti del comando delle Fiamme Gialle di Napoli. Insomma, un meccanismo per favorire, dietro compenso, imprenditori “amici” come i fratelli napoletani della “Gotha S.p.a”. E le tesi accusatorie parlano di un legame così forte che quando Mendella fu trasferito a Roma, anche la società sopra citata spostò la sua sede legale nella Capitale, pur di continuare ad usufruire dei vantaggi illeciti.
Il generale Bardi, invece, è sospettato di aver incassato parte della somma illecitamente accumulata, insieme ad alcuni regali e favori. Nell’ambito dell’inchiesta i pm di Napoli Piscitelli e Woodcock hanno disposto una perquisizione degli uffici di Bardi nella sede del Comando generale della Guardia di Finanza in viale XXI Aprile a Roma. Le indagini, comunque, sono ancora in corso e insieme alla Digos di Napoli stanno lavorando anche la Direzione centrale di Polizia criminale, il Comando Provinciale e il nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma. Il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo, dopo una lunga telefonata con il comandante generale delle Fiamme Gialle, Saverio Capolugpo, ha comunque confermato “l’assoluta fiducia nel lavoro della Guardia di Finanza, ovviamente a partire dai suoi vertici, tanto che abbiamo affidato congiuntamente ad essa e alla Digos l’esecuzione delle misure, e l’attività integrativa continua ad essere svolta dalle Fiamme Gialle insieme all’ufficio della Digos”.

 

Il precedente

Bardi, 63 anni, è originario di Potenza e ha ricoperto, tra l’altro, l’incarico di comandante interregionale dell’Italia meridionale. Non è tuttavia la prima volta che si ritrova coinvolto in un’indagine. Nel 2011, infatti, era stato accusato di favoreggiamento e rivelazione di segreto nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P4. L’anno seguente, tuttavia, la sua posizione era stata archiviata, dopo la richiesta in tal senso fatta al gip dallo stesso pm Henry John Woodcock. Al centro di quell’indagine c’era il deputato del Popolo della Libertà Alfonso Papa, attualmente a processo. In base alle ipotesi dell’accusa, l’ex parlamentare riceveva notizie coperte da segreto su indagini in corso e le utilizzava per ricattare alcuni imprenditori. Ricevendo in cambio, ovviamente, denaro o altre utilità.

Sulla vicena alleghiamo l’intervento del Cocer cocer