Meloni autorevole all’estero? È una super balla

Non si capisce su che basi Meloni fondi la tesi secondo cui il nostro Paese ha acquistato con lei credibilità in Europa.

Meloni autorevole all’estero? È una super balla

Con ardire e senza pudore alcuno la premier Giorgia Meloni ha avuto, come gli ha rinfacciato il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, la “faccia di bronzo” di dichiarare in Parlamento che lei non si presenterebbe mai (“Preferisco piuttosto dimettermi”) al cospetto di un suo omologo europeo con i toni con i quali Conte andò al cospetto di Angela Merkel. Come a dire che lei non prende ordini da nessuno.

Non si capisce su che basi Meloni fondi la tesi secondo cui il nostro Paese ha acquistato con lei credibilità in Europa

A ragion veduta l’ex premier le ha ricordato che lui è andato in Europa e ha riportato in Italia 209 miliardi, mentre Meloni non ha portato nulla “e in compenso rischia di farci perdere i soldi del Pnrr”. Ma rimane il punto: non si capisce su che basi Meloni fondi la tesi secondo cui il nostro Paese ha acquistato con lei credibilità in Europa. Bastano pochi esempi per dimostrare il contrario. Sui migranti l’Italia è stata praticamente umiliata dalla Francia di Emmanuel Macron. Tra i due sono andati avanti mesi di gelo e incomprensioni. All’origine dei dissidi il rifiuto del governo italiano di autorizzare un porto a una nave umanitaria, costringendola a far rotta in Francia.

Ed è rimasto emblematico lo sgarbo di Macron a Meloni quando, a inizio febbraio, escluse la premier dalla cena che si tenne a Parigi con Olaf Scholz e Volodymyr Zelensky. Sui migranti Roma continua a rimanere isolata in Europa e oggi il Consiglio alla questione dovrebbe dedicare solo un breve aggiornamento. Ovvero un punto informativo di Ursula von der Leyen sulle misure messe in capo finora da Bruxelles, ma non un vero e proprio dibattitto come avrebbe auspicato invece Meloni. Che non a caso del piano della Commissione europea sui migranti ha detto “è un cambio di paradigma, ma non possiamo ancora dirci soddisfatti”.

L’Italia è isolata anche per il No alle case green e allo stop ai motori tradizionali dal 2035

La tragedia del naufragio di Cutro è una macchia con cui, peraltro, la Meloni si è presentata oggi al vertice dei leader Ue. Altro fronte su cui l’Italia si sta isolando è quello sul green deal con il suo no alle case green e la sua contrarietà allo stop ai motori tradizionali dal 2035. Su quest’ultimo dossier vale la pena ricordare che la Commissione sta cercando di uscire dall’impasse creatosi dopo il muro di Italia, Germania, Polonia e Bulgaria.

La trattativa per sbloccare lo stallo sulla proposta c’è ma, Bruxelles, la sta facendo fondamentalmente con Berlino che chiede un impegno sugli e-fuels anche dopo il 2035. Mentre sarebbe irricevibile la proposta di Roma di non escludere anche i biocarburanti. Così l’Italia rischia di fare muro solo con Polonia e Bulgaria. Esclusivamente sulle armi l’Italia è in linea col resto d’Europa ma in questo caso il suo è stato un signorsì agli ordini della von der Leyen. Se questa si può chiamare autorevolezza.

 

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