Meloni e la pesca. Una macedonia indigesta sulla pelle dei bambini

La premier Meloni si è commossa per lo spot dell'Esselunga. Poi però nega ogni dignità ai figli di migranti e gay.

Meloni e la pesca. Una macedonia indigesta sulla pelle dei bambini

Per capire in che paese viviamo basta osservare la giornata di ieri dal punto di vista giornalistico: 39 articoli che avevano per oggetto l’analisi della manovra economica contro i ben 43 dedicati allo spot di Esselunga: anelito della famiglia unita che riecheggia nei ricordi di Emma come un Paradiso perduto. La Meloni ha “messo il cappello” sullo spot che – raccontando il dolore di una bambina figlia di separati – racchiude nell’emblema della pesca acquistata al supermercato una realtà comune a molti italiani: la separazione da un coniuge. Diritto peraltro faticosamente conquistato.

La premier Meloni si è commossa per lo spot dell’Esselunga. Poi però nega ogni dignità ai figli di migranti e gay

Rispetto alla famiglia, circa un anno fa la Meloni ricordava entusiasta il motto mazziniano: “Dio, Patria, Famiglia” ben lontano dal pericolo del “genitore1”, “genitore2” e dalla molteplicità delle famiglie che animano la nostra società e che la presidente del Consiglio si rifiuta di riconoscere per dignità e diritti. Se la pesca non l’avesse tenuta tra le mani la piccola Emma, ma un figlio di migranti non accompagnato che arriva sulle coste di Lampedusa? O se a stringerla pieno di speranza fosse un minore nato dall’unione di una coppia omosessuale e che vede negati i propri diritti una volta arrivato nel nostro Paese? O se fosse un bambino nato nel Mezzogiorno da genitori disoccupati e che fatica ad accedere a scuole dignitose e a una sanità efficiente?

Nei meccanismi del marketing, a decretare il successo di una campagna promozionale è la capacità di parlare prima ancora che alla testa alla pancia delle persone, alle emozioni più che alla ragione. E lo spot che divide l’opinione pubblica italiana riesce nel suo scopo, ma al contempo mostra plasticamente la fragilità della politica che guarda il dito anziché la luna, perché così le conviene.

Invece di lodare una pubblicità la premier rifletta sui minori che continua a lasciare senza diritti

Anziché sperticarsi in lodi per una pubblicità, la Meloni dovrebbe occuparsi del disagio derivante dalle misure introdotte dal suo governo e che si ripercuotono sulla vita di migliaia di bambini per cui la pesca inizia a diventare un frutto proibito, per il rincaro dei prezzi e per la lotta ai poveri – non di certo alla povertà – che porta avanti dal suo insediamento. Dallo smantellamento del reddito di cittadinanza, passando per il definanziamento della sanità pubblica sino ad arrivare al disegno di legge sull’autonomia differenziata, le diseguaglianze sociali sono destinate ad aumentare considerevolmente ripercuotendosi sulle tante piccole Emma che diventano il volto di ogni minore italiano.

Genitori – separati o non – che si arrabattano per arrivare a fine mese, o per trovare un asilo pubblico convenzionato che gli consenta di andare al lavoro (ammesso che ce l’abbiano), o reperire le risorse per affrontare dei controlli medici privati perché con i tempi della sanità pubblica si corre il rischio di un aggravamento delle patologie. La Meloni e il suo governo anziché giocare a fare i sentimentaloni dovrebbero occuparsi in modo serio del Paese perché troppe sono le lacrime che versano.