La Sveglia

Meloni e lo Stato come succursale di partito

Lo Stato inteso come una succursale del partito è l’ennesima sinistra analogia con quella pagina politica nera in cui perfino i tiepidi vengono visti come potenziali traditori.

Meloni e lo Stato come succursale di partito

Il triste spettacolo di manager pubblici in un settore così delicato come la difesa con addosso la maglietta di un partito politico come dei ragazzini invitati a una festa di compleanno è la fotografia perfetta del momento politico italiano. Mentre un partito di maggioranza (la Lega) è in subbuglio per un segretario ormai alla frutta che tenta il patetico colpo di coda con un candidato generale dell’esercito troppo fascista perfino per loro e mentre l’altro partito di maggioranza (Forza Italia) guadagna in credibilità semplicemente astenendosi dal fare e dire cretinate il partito di governo (Fratelli d’Italia) marchia la classe dirigente del Paese chiedendo pubblici atti di sottomissione. 

Nella sala Vienna 1683, una delle tre aree di dibattito della conferenza programmatica di FdI, a tenere in mano la maglietta “L’Italia cambia l’Europa” – slogan del partito di Meloni alle prossime europee – ci sono il ministro della Difesa Guido Crosetto, Giulio Tremonti, Isabella Rauti e il capo dell’agenzia per la cybersicurezza Bruno Frattasi e il presidente di Leonardo, ex Finmeccanica, Stefano Pontecorvo.  La maglietta con il richiamo elettorale di Fratelli d’Italia, nel primo pomeriggio, la espone allegramente anche Pierroberto Folgiero, amministratore delegato di Fincantieri. 

Lo Stato inteso come una succursale del partito è l’ennesima sinistra analogia con quella pagina politica nera in cui perfino i tiepidi vengono visti come potenziali traditori. Quella foto dice molto della politica ma dice molto anche della classe dirigente italiana, serva per inclinazione, che sta guadagnando posizioni in questi anni.