Meloni e Salvini in rotta totale: dalla grana Santanchè allo stallo sul Mes

Dal caso Santanchè al Mes, lo scontro tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini è sempre più duro: nella maggioranza è in corso una faida.

Meloni e Salvini in rotta totale: dalla grana Santanchè allo stallo sul Mes

Prima l’intoppo in Commissione Bilancio sul decreto Lavoro quando la maggioranza è andata sotto a causa dell’assenza a sorpresa dei forzisti, poi la battaglia sul Mes e la deflagrazione del caso Santanchè sollevato da Report, infine lo slittamento del Consiglio dei ministri.

Mai come questa volta si può affermare che nel Centrodestra le acque sono agitate, con la precaria stabilità raggiunta dagli alleati di governo dopo le elezioni che è uno sbiadito ricordo a cui si è sostituito lo scontro tra Lega e Fratelli d’Italia.

Alta tensione tra Meloni e Salvini

Difficile sbrogliare una matassa che si complica di ora in ora e dove neanche i protagonisti fanno granché per tenerla sotto traccia. Alta tensione che si desume proprio dalle parole del capogruppo della Lega, Riccardo Molinari, sul Meccanismo europeo di stabilità e sul terremoto politico che sta travolgendo Daniela Santanchè.

Intendiamoci Molinari non è un peones che parla per sé ma un fedelissimo di Salvini, al punto che tanti lo definiscono il suo ‘ventriloquo.’ Per questo motivo ogni affermazione del capogruppo del Carroccio pesa come un macigno e, infatti, le sue ultime dichiarazioni sembrano un guanto di sfida a Meloni.

Sul Mes a chi chiedeva se si fosse confrontato con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo la nota del ministero che ne tesseva le lodi, a Rainews24 ha detto: “Certo che l’ho sentito, mi ha detto che quella nota che ha mandato il Mef è una nota tecnica che dice delle cose ovvie. Non è vero che essere contro questo Mes è essere contro l’Europa, perché il Mes è uno strumento superato, noi vogliamo l’Europa solidale del Pnrr”.

Cosa intendesse lo ha puntualizzato poco dopo: “Con questo Mes si tratta di fare strozzinaggio sui Paesi che sono più in difficoltà, parliamo di 111 miliardi che dovremo mettere dentro il Mes che non potremo mai utilizzare”. Si tratta della posizione che il Capitano ha imposto da tempo al Carroccio, tanto che nelle ultime ore lo stesso continua a dire che la Lega voterà no in Aula.

Si tratta di una posizione politicamente legittima, tanto più perché basata su una promessa fatta agli elettori, ma che si scontra con la realpolitik – quel meccanismo con cui ogni leader prima o poi deve fare i conti – a cui rischia di doversi piegare Fratelli d’Italia che pur essendo contrario all’ex Salva Stati, sa che non può tirare la fune più di tanto con l’Europa.

Proprio per questo l’attrito tra Salvini e Meloni è vicino al punto di rottura perché la premier non vuole essere messa spalle al muro, trovandosi a sostenere da sola il peso politico del sostegno – per quanto forzato – al Mes, e pretende che il Capitano si adegui altrimenti sarà rottura.

E in tal senso i retroscena di queste ore parlano di una premier furibonda al punto che, in un duro botta e risposta con Salvini che continuava a insistere sul no al Mes, avrebbe chiuso la discussione affermando: “Io ci metto due minuti a portare tutti alle elezioni”.

Certo si tratta di un avvertimento che difficilmente si concretizzerà ma resta il fatto che è il segno di un rapporto tra i due leader già logoro. Tutte ragioni per le quali la maggioranza sta studiando una exit strategy sul Mes, di cui se ne discuterà martedì durante il Consiglio dei ministri, che consisterà nel preparare una serie di emendamenti – il cui termine ultimo è fissato a mercoledì – per chiedere modifiche allo strumento così da renderlo meno indigesto ai rispettivi elettori e nel rinviare il voto in Aula previsto per il 30 giugno ma che Meloni vuole rimandare a settembre.

Il futuro incerto del governo

Insomma la tensione è davvero alle stelle ma c’è di più. Ancora una volta a far trapelare malumori è Molinari che parlando della vicenda che sta coinvolgendo la Santanché – in riferimento al servizio di Report su presunte irregolarità nella gestione di alcune società che lei smentisce -, un caso su cui sta ragionando la stessa Meloni, ha usato parole sibilline: “Il Ministro Santanchè ha detto di essere assolutamente tranquilla, ha detto che quando sarà il momento verrà in Parlamento a spiegare le sue ragioni, aspettiamo che il ministro Santanchè spieghi le sue ragioni ma i processi non si fanno in televisione con le inchieste giornalistiche, se ci sarà qualcosa saranno altri organismi a dover intervenire non certo Report”.

Una posizione ben diversa, tanto che per le opposizioni è il sintomo di una faida in corso nella maggioranza, da quella attendista promossa dalla premier che intende attendere eventuali risvolti giudiziari prima di prendere una decisione.

Peccato che le grane non sono finite qui perché all’orizzonte ci sono numerosi dossier tra cui la giustizia, l’autonomia differenziata di Roberto Calderoli e la nomina – contesa – del commissario per le zone alluvionate dell’Emilia Romagna. E sullo sfondo anche la partita di mercoledì quando la premier andrà in Parlamento per le comunicazioni in vista del Consiglio Ue, dove si parlerà di supporto militare all’Ucraina, con il timore che la Lega possa giocarle qualche brutto scherzo.