Meloni, il soldatino di Fini che si spaccia paladino delle donne

di Giorgio Ferrini

Ah l’autodeterminazione. Che bella cosa, che bella sensazione, che fiera sfida. Giorgia Meloni, l’ex piccola camerata della Garbatella, si lancia alla conquista del Campidoglio con un grido di battaglia come neanche le vecchie femministe: “Ogni donna sceglie come vivere la gravidanza, ma di sicuro nessun uomo può dirle che cosa deve fare”. Sì, Giorgia Meloni questa volta ha proprio disubbidito. Ma è la prima volta. E ha disubbidito a un anziano leader in disarmo come Silvio Berlusconi, il settantanovenne proprietario di Forza Italia che sognava di imporre come sindaco di una città che non ama Guido Bertolaso. Ma la trentanovenne Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, oggi si fa forza con il patto di ferro che ha stretto con Matteo Salvini, da lei considerato il nuovo uomo forte del centrodestra italiano. E fino a qualche anno fa ha salito i gradini di una carriera fulminante sempre accompagnata fini_meloniper mano dal maschietto Gianfranco Fini, che recentemente le ha dato dell’”ingrata”. E’ lui, nel febbraio del 2001, che la nomina a soli 24 anni coordinatrice del comitato nazionale di reggenza di Azione Giovani. Ed è sempre l’allora segretario di Alleanza nazionale, nel 2006, a paracadutare la Meloni a Montecitorio nel collegio “Lazio 1”, facendone, a soli 29 anni, la più giovane donna deputato della legislatura.
Non solo, sempre Fini la piazza come vicepresidente di Montecitorio. Poi, quando c’è da indicare qualche bella faccia fresca per l’ultimo governo Berlusconi, ovviamente Fini trova che sia il momento della fedelissima Giorgia ed ecco che arriva una poltrona nuova di zecca: “ministro della Gioventù”. L’aspirante sindaco di Roma esce dal Pdl a dicembre del 2012, quando si rende conto che il Cavaliere non ha alcuna intenzione di fare le primarie, che lei invece pretende. E fonda Fratelli d’Italia con Guido Crosetto e Ignazio La Russa.

IL PROFESSORE – Già, ma una che quasi in ogni comizio ha attaccato “l’Europa dei burocrati” e il governo di Mario Monti, come si è comportata in quel drammatico novembre 2011? “Non mi aspetto di essere sulla stessa linea di chi è stato mascotte di Mario Monti e Giorgio Napolitano”, ha ruggito la Meloni a ottobre scorso, rispondendo a un attacco del suo ex profeta Fini. E lei? Lei sì che non fu mascotte. “Ho votato la fiducia a questo governo per testimoniare la mia appartenenza al Popolo delle Libertà e ai destini che lo attendono”, dichiarò il 18 novembre del 2011. “Nessun uomo può dirle cosa deve fare”, ma forse il principio non valeva per l’uomo con il loden, Monti In ogni caso l’improvviso orgoglio rosa della Meloni, che a soli 15 anni militava nel Fronte della Gioventù, pottrebbe aprire nuovi scenari anche a destra. Si sa, Benito Mussolini, sulle donne aveva idee un po’ particolari. “La guerra sta all’uomo come la maternità alla donna”, diceva il Duce. E lo storico Mimmo Franzinelli rincara la dose: “Per lui erano un trastullo sessuale, esseri inferiori che restavano inadatti alla politica”. Poi, certo, venne la loquacissima Assunta Almirante, ma solo dopo che morì il marito Giorgio. Quanto a Fini, da donna Daniela alla Tulliani, le donne lui le ha più che altro scontate. Ora arriva la Meloni che al maschio non si piega. Magari funziona.