Meloni tace sul raduno della vergogna ad Acca Larentia

La cerimonia del "presente" seguito dai saluti romani ad Acca Larentia è il substrato politico e culturale da cui Meloni proviene.

Meloni tace sul raduno della vergogna ad Acca Larentia

Inutile aspettare anche solo un cenno di riprovazione dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La cerimonia del ‘presente’ seguito dai saluti romani ad Acca Larentia, Roma, e rimbalzata in video, nei giornali e nel web, è il substrato politico e culturale da cui Meloni proviene. È il luogo in cui si è formata la classe dirigente che viene dal Msi. Commemorare i militanti morti 45 anni fa nel quartiere Tuscolano è un rito obbligato che si ripete ogni anno con i dirigenti di oggi e di allora sempre in prima fila. È questo il non detto di queste ore in cui i commentatori e i giornali fanno i conti con l’imbarazzo di raccontare un “centrodestra” di governo che affonda le radici nel fascismo con tutte le sue declinazioni.

La cerimonia del “presente” seguito dai saluti romani ad Acca Larentia è il substrato politico e culturale da cui Meloni proviene

Anche il 2024 si apre con le opposizioni che chiedono chiarimenti al governo puntando il ministro all’Interno Matteo Piantedosi. A non convincere Elly Schlein e gli altri partiti di opposizione, è la presenza sul posto delle forze dell’ordine – riprese anch’esse dai telefonini – che avrebbero assistito inermi ai saluti fascisti. Non solo: il Partito democratico del Lazio, con il segretario Enzo Foschi, denuncia la presenza di istituzioni regionali e nazionali nel piazzale della storica sezione del Movimento Sociale. E la consigliera Emanuela Droghei chiama in causa il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, a suo dire presente ai saluti. Rocca smentisce e annuncia querela contro Droghei.

Per le opposizioni rimane, tuttavia, il caso di una manifestazione che in coro definiscono “inaccettabile”. Lo dice, ad esempio, Carlo Calenda: “Questa è una vergogna inaccettabile in una democrazia europea”. A interrogare il ministro oltre a Schlein è anche Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra che si chiede “come sia stato possibile che si sia permessa questa sceneggiata fascista. La glorificazione e la celebrazione di simboli e gesti inneggianti al fascismo sono inaccettabili e vanno contro i valori fondamentali della democrazia e della convivenza civile”.

Dal M5S al Pd la condanna dell’evento è unanime. Pronte le interrogazioni, con Giorgia sparita dai radar

Alcuni parlamentari sottolineano poi la differenza nel trattamento riservato dalle forze dell’ordine al solitario contestatore del teatro La Scala: “Vista la prontezza con cui alla Scala le forze dell’ordine sono intervenute per un urlo (innocuo), sono in attesa che il ministero dell’Interno comunichi di aver provveduto ad aver attivato le stesse procedure seguite dalla Digos alla Scala di Milano e a passare le riprese alla magistratura per le necessarie identificazioni”, dice il capogruppo di Iv al Senato, Enrico Borghi. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, “il ministro Piantedosi dovrebbe chiarire perché questo diverso trattamento tra chi afferma un principio costituzionale e chi invece della Costituzione italiana se ne frega”.

Nel Centrodestra solo Forza Italia prende le distanze. Ma sulle radici culturali della premier nessuno fiata

Dal Movimento 5 Stelle filtra indignazione per “l’oscenità” rappresentata da saluti romani che, viene spiegato, sembrano troppo facilmente metabolizzati dalla politica. “Il saluto romano è espressione di un’ideologia generatrice di morte e di sopraffazione, che ha portato il nostro Paese alla distruzione. Non ha nulla a che vedere con la commemorazione, il cordoglio e la pietà per chi è morto. Su questo non possono esserci dubbi ed è doveroso che ci sia unanimità tra le forze politiche nel respingere e condannare ogni rigurgito di violenza, da chiunque arrivi”, spiega la presidente M5S della Vigilanza Rai, Barbara Floridia. Nella maggioranza solo il presidente di Forza Italia Antonio Tajani rivendica l’antifascismo del suo partito e ricorda che la legge italiana vieta l’apologia del fascismo. Ma sulle radici della presidente del Consiglio sembra non interrogarsi nessuno.

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