Meloni tra il sostegno a Kiev e il pressing sulla Russia

Sull'uso degli asset russi Meloni non dice né sì né no ma rinvia tutto alla decisione dei leader Ue. Vaga anche la risoluzione di maggioranza

Meloni tra il sostegno a Kiev e il pressing sulla Russia

Alla vigilia di uno dei Consigli europei più difficili della recente storia comunitaria, che ha come piatto forte l’uso degli asset russi, Giorgia Meloni si presenta in Parlamento per il consueto appuntamento delle comunicazioni. Ha buon gioco nel sottolineare che le opposizioni si presentano in ordine sparso. Basti pensare che hanno presentato sei testi che fanno capo a Pd, M5S, Avs, Azione, Italia viva e +Europa. Mentre il centrodestra si è presentato con una risoluzione unitaria. Ma è anche vero che in quella risoluzione non sono affrontate le questioni che tengono sulle spine la maggioranza.

Meloni tra il sostegno a Kiev e il pressing sulla Russia

Nessun riferimento al decreto di proroga di invio delle armi a Kiev che dovrebbe essere sul tavolo del Consiglio dei ministri il 29 dicembre. La risoluzione accontenta la Lega nel punto in cui si impegna il governo a chiedere che la Commissione europea imponga regole molto strette in materia di corruzione e stato di diritto quando si danno fondi all’Ucraina. Il leader del M5S, Giuseppe Conte, accusa la maggioranza di aver presentato una risoluzione vuota: “Nella risoluzione della maggioranza non c’è scritto nulla sulle armi, che farete? Le invierete? Siete proprio ipocriti, che farete? Non chiedete a noi dell’opposizione delle nostre diverse sensibilità. Noi, quando ci presenteremo agli italiani per governare, le risolveremo . Voi ancora, dopo tre anni di guerra, non le avete risolte”, dice. “Siete così divisi che per votare insieme una risoluzione unica non ci avete scritto niente”, incalza la leader dei dem, Elly Schlein.

Frenata sugli asset russi ma senza dire né sì né no

Per il resto Meloni ribadisce che “l’Italia non intende inviare soldati in Ucraina” e frena sugli asset russi ma senza dire né sì né no. “Abbiamo approvato il regolamento che ha fissato l’immobilizzazione dei beni russi senza, tuttavia, avallare ancora alcuna decisione sul loro utilizzo”. Meloni indica quindi i quattro pilastri che, dal punto di vista italiano, devono guidare il percorso verso la pace: “lo stretto legame tra Europa e Stati Uniti”, “il rafforzamento della posizione negoziale ucraina”, “la tutela degli interessi dell’Europa” e “il mantenimento della pressione sulla Russia”. Una strategia che, secondo la premier, produce risultati concreti: “oltre la cortina fumogena della propaganda russa, la realtà sul campo è che Mosca si è impantanata in una durissima guerra di posizione”, tanto che “dalla fine del 2022 ad oggi, è riuscita a conquistare appena l’1,45% del territorio ucraino”.

Un’ampia parentesi viene aperta sull’uso degli asset russi, piatto forte del Consiglio europeo di oggi, come dicevamo. “Decisioni di questa portata giuridica, finanziaria e istituzionale, come anche quella dell’eventuale utilizzo degli asset congelati, non possono che essere prese a livello dei leader. L’Italia considera, ovviamente, sacrosanto il principio secondo cui debba essere prioritariamente la Russia a pagare per la ricostruzione della Nazione che ha aggredito, ma questo risultato deve essere raggiunto con una base legale solida”, argomenta la premier, altrimenti si rischia di fare un regalo a Mosca.

L’avvertimento

“Intendiamo inoltre chiedere chiarezza rispetto ai possibili rischi connessi alla proposta di utilizzo della liquidità generata dall’immobilizzazione degli asset, particolarmente quelli reputazionali, di ritorsione o legati a nuovi pesanti fardelli per i bilanci nazionali. Così come riteniamo che, se si decide di andare verso questa direzione, sia miope rivolgere le attenzioni su un unico soggetto detentore dei beni sovrani russi congelati, cioè il Belgio, quando anche altre Nazioni partner hanno asset immobilizzati nei rispettivi sistemi finanziari”, conclude la leader di FdI. E ancora: “Siamo aperti a tutte le soluzioni e intendiamo privilegiare quella che meglio può garantire questo equilibrio, ma si tratta di decisioni complesse che non possono essere forzate”.

La mette in guardia Conte: “Dopo le firme irresponsabili messe senza passare da un voto degli italiani sul riarmo stia attenta alle firme che mette a nome degli italiani sugli asset russi. E’ pericolosissimo”.