“Meloni venga a spiegare in Aula: basta complicità coi criminali”. Parla la capogruppo 5S in commissione Giustizia della Camera, D’Orso

“Il vicepremier Tajani accusa le toghe di ritorsione per la riforma della giustizia? E' sempre il solito fango”

“Meloni venga a spiegare in Aula: basta complicità coi criminali”. Parla la capogruppo 5S in commissione Giustizia della Camera, D’Orso

La premier Giorgia Meloni ha detto di aver ricevuto un avviso di garanzia. Valentina D’Orso, capogruppo M5S in commissione Giustizia della Camera, si tratta di questo? È un atto dovuto come dicono le opposizioni e l’Anm o il contrario come sostiene il governo?
“La presidente Meloni non ha ricevuto un avviso di garanzia e lo sa benissimo. Lei e gli altri esponenti del governo coinvolti hanno ricevuto una comunicazione di iscrizione nel registro degli indagati, un atto dovuto cui era tenuto il procuratore Lo Voi sulla base della legge Costituzionale che disciplina questa particolare materia e che peraltro assegna la competenza a procedere al Tribunale dei Ministri. Così come prima ancora era atto dovuto l’iscrizione in conseguenza della denuncia dell’avv. Li Gotti. Meloni mente sapendo di mentire, confonde i cittadini e si rifugia nel facile vittimismo e nel complottismo, sempre alla ricerca di un nemico immaginario da additare. La verità è che sono arrivati al governo al grido di ‘blocco navale’, poi hanno fatto propaganda dicendo che con Giorgia Meloni i migranti non partivano più e invece adesso il nostro Paese è sotto ricatto di un assassino, responsabile di violenze e stupri anche sui bambini, che tiene in pugno il governo Meloni”.

“Giorgia Meloni venga subito in Aula. Il governo chiarisca in Parlamento sul caso Almasri”: è la richiesta arrivata dalle opposizioni dopo l’annullamento delle informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi alle Camere sulla vicenda del capo della polizia giudiziaria libica arrestato in Italia, poi rilasciato e rimpatriato con un aereo di Stato. Perché questa richiesta?
“Un criminale internazionale, accusato di crudeltà abominevoli tra cui stupri di minori avvenuti nelle carceri da lui controllate, non è stato consegnato alla Corte Penale Internazionale ed è stato rimpatriato a spese degli italiani in Libia, dove può tornare a commettere le peggiori nefandezze, con un volo dei Servizi Segreti italiani. Chi altro dovrebbe dare spiegazioni al Parlamento? E’ il Presidente del Consiglio che deve spiegare le ragioni politiche della scelta di sottrarre alla giustizia un soggetto sulla cui testa pende un mandato di arresto internazionale”.

Il vostro leader Giuseppe Conte ha spiegato che Meloni e Nordio si sono assunti la responsabilità politica di non dare seguito al mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. Meloni ha dato invece colpa alla magistratura. Ci spiega come stanno le cose?
“Meloni mente spudoratamente. E’ il Ministro della Giustizia l’interlocutore della Corte Penale Internazionale e colui che deve dare impulso alla convalida dell’arresto e alla conseguente applicazione della misura cautelare. Nordio non ha ottemperato ad un dovere, costringendo i magistrati a liberarlo: un intralcio alla giustizia da parte del ministro della Giustizia, non male! La procedura è molto chiara ed è scritta in una legge dello Stato, la numero 237 del 2012: spetta al ministro della Giustizia curare i rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale, sempre a lui vengono indirizzate le richieste provenienti dalla Corte e spetta a lui darvi seguito. Nel frattempo Meloni e Mantovano avevano già organizzato la fuga di Almasri con un comodo volo di Stato, perché tutto era già deciso”.

Il governo italiano è stato complice di Almasri?
“Il Governo ha di certo messo in opera un piano per sottrarlo alla giustizia internazionale e portarlo al sicuro a Tripoli con un volo di Stato, consentendo così a questo criminale di continuare a commettere ulteriori efferatezze nel suo Paese. Non male per chi affermava di voler perseguire gli scafisti in tutto il globo terracqueo. L’unico di peso arrestato, lo ha riportato in patria con tutti gli onori ed a spese dei contribuenti italiani”.

Il ministro Antonio Tajani ha detto che dietro l’atto dovuto a Meloni e ai suoi ministri ci legge un proditorio attacco al governo attuato da quella magistratura che non tollera la riforma della giustizia.
“Ancora una volta hanno gettato la maschera, non perdono occasione per attaccare la magistratura e soprattutto per depistare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’aspetto più sconcertante di questa vicenda: un Governo sotto ricatto dei trafficanti di uomini e donne libici. Troppo comodo additare il solito nemico immaginario per sottrarsi alla responsabilità delle loro scelte scellerate sul piano della legalità nazionale e internazionale ma prima ancora sul piano politico e morale”.