Meno tasse per tutti. Renzi ci riprova con il vecchio slogan berlusconiano, ma dice che è D’Alema ad andare con Silvio

Renzi ha rilanciato la campagna per il voto sulle riforme. Parlando di terremoto, economia, tasse. E ovviamente di referendum e D'Alema.

Rispolvera un vecchio refrain di Silvio Berlusconi: abbassare le tasse. Ma poi accusa il suo rivale interno, Massimo D’Alema, di avere una “storia d’amore” con il leader di Forza Italia, specie sul “no” alla referendum. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha rilanciato la campagna per il voto sulle riforme. Nell’intervista a Rtl 102.5, ha promesso: “Continueremo ad abbassare le tasse sul lavoro. Il prossimo anno porteremo l’Ires al 24% per le società di capitale ma anche l’Iri al 24% per le società di persone” e “faremo un intervento sui lavoratori autonomi soprattutto su quelli giovani”.

Inevitabilmente l’attenzione si è spostata sul referendum. “Se vince il No chi mi conosce sa cosa farò, ma qui è in gioco il futuro del Paese”, perciò “non parlo più di me”. Renzi sembra così confermare l’idea delle dimissioni in caso di sconfitta, ma preferisce non dirlo più. Poi è partito l’affondo a D’Alema: “Credere che D’Alema e Berlusconi possano, nella prossima legislatura, fare una riforma della Costituzione è come credere alle sirene nel Mediterraneo. D’Alema può dire ciò che vuole, ma sono anni che non ha fatto alcuna riforma, come Berlusconi.”. Non è mancata la solita ironia: “La loro è una storia di grande amore che va rispettata”.

Per quanto riguarda l’economia il presidente del Consiglio ha fatto professione di ottimismo. “Penso che sul Pil ci sarà un segno positivo, perché ad esempio i servizi sono aumentati e quindi è probabile l’aumento. Ma non è lo zero virgola che fa la differenza. Il punto è che l’Italia sta riducendo deficit, la Spagna fa il 5 per cento di deficit e se facessimo così avremmo 50 mld di euro in più da spendere”.  Il numero uno di Palazzo Chigi ha quindi rivendicato: “Noi lavoriamo passo dopo passo, io lavoro per il futuro per far tornare la voglia di investire”.

Sul terremoto Renzi ha proposto un patto nazionale. “Litighiamo su qualcos’altro, ma non sulla ricostruzione e sul piano di prevenzione”. Il premier è entrato nel dettaglio della ricostruzione di Amatrice e degli altri paesi colpiti: “I soldi consentiti dalle regole dell’Unione ce li prendiamo, se si tratta delle scuole dei nostri figli non guardo in faccia nessuno”. Ma “il problema per quel che riguarda i soldi in Italia è quello di controllare: i soldi ci sono, per il dissesto, le bonifiche, i bonus antisismici, gli interventi di manutenzione. Se i soldi mancano si prendono, anche utilizzando tutte le flessibilità europee, perché ci sono più clausole, questo non mi preoccupa -ha aggiunto Renzi- Il punto chiave è controllare i soldi”.

Bocciata anche la campagna del Fertility day, voluta dalla ministra della Salute, Beatrice Lorenzin. “Non si fanno più figli con una campagna pubblicitaria. Servono certezze sul lavoro, servono gli asili nido. Dell’iniziativa non sapevo nulla”.