Mentre l’Europa dorme. Erdogan riaccende il terrorismo islamico. Parla l’esperto di sicurezza, Razzante: “C’è il rischio di attacchi simili”

“Coi jihadisti non si ragiona, bisogna intervenire per tagliare i rifornimenti al terrorismo e dialogare con quel poco che è rimasto dell’Islam moderato”. Non usa mezze misure il professor Ranieri Razzante, direttore del Crst (Centro Ricerca Sicurezza e Terrorismo), commentando la recente escalation terroristica in Europa.

Prima la decapitazione di un professore a Lione in Francia, poi l’attentato di Nizza e ora quello davanti ad una sinagoga a Vienna. Che cosa sta succedendo?
“C’è uno squilibrio nelle relazioni internazionali tra Europa e Stati mediorientali, con in primo piano la questione libica e le ingerenze turche che stanno destabilizzando il mediterraneo. Situazioni esplosive che noi esperti denunciamo da tempo. Mi chiedo come sia possibile che non si prenda un’iniziativa congiunta, sia a livello europeo che della Nato, per mettere alla porta Erdogan che, incredibilmente, siede sia all’Onu che alla Nato e sta facendo il bello e il cattivo tempo. Proprio il presidente turco è stato quello che ha acceso la miccia del terrorismo dicendo che in Europa i mussulmani sono perseguitati come accadeva agli ebrei. Frasi che non potevano che portare alle conseguenze che stiamo vedendo. In tutto questo, però, ha responsabilità anche l’Ue”.

Ossia?
“Stiamo lasciando campo all’Isis nel nord Africa e non riusciamo a dialogare con quel poco che resta dell’Islam moderato. Inoltre, fermo restando la condanna di ogni attentato che per definizione è vile, credo che il peccato originale siano state le vignette satiriche di Charlie Hebdo. Dobbiamo smetterla di provocare per giunta con disegni al limite del reato perché, parliamoci chiaro, se in Italia avessimo fatto una vignetta contro Maometto, il giornale responsabile non dico che sarebbe stato chiuso ma quanto meno avremmo avuto sacrosante sollevazioni popolari. La libertà di stampa non può diventare licenza di offendere”.

Questa recrudescenza del terrorismo islamico avviene nel pieno dell’emergenza sanitaria che sta costringendo sempre più Paesi Ue al lockdown. è una coincidenza?
“Assolutamente no, è una strategia perché gli attentati si fanno nel momento in cui c’è un rilassamento dei servizi di sicurezza che sono concentrati su altro. L’attacco di Vienna è stato programmato con grande calma, da almeno un mese, e ha un significato inedito perché i jihadisti ci hanno detto: ‘vi abbiamo colpito dove non abbiamo mai colpito prima’. Per rendere il tutto ancor più cruento, hanno pensato bene di colpire la zona vicina alla sinagoga”.

Ci dica la verità, teme che in Europa si possano ripetere altri episodi simili?
“La mia preoccupazione è che si sia attivata una catena che punta alle città simbolo d’Europa, una sorta di pandemia del terrorismo. Sfortunatamente per noi, l’attentato a Vienna è perfettamente riuscito e ha ridato vigore ai jihadisti quindi credo sia probabile che altri terroristi si attivino o che qualcuno decida di emulare quanto accaduto. Nessuno in Europa può sentirsi al sicuro anche se ci tengo a precisare che i nostri servizi di sicurezza sono sempre pronti e non hanno mai mollato la presa”.

Come se ne esce?
“Bisogna colpire Isis e Al Qaeda, entrambe vive e vegete, nel portafoglio. Inoltre l’Ue deve avere una politica estera comune che non può prescindere dal riattivare un dialogo con l’Islam moderato. Ancor più importante devono essere creati protocolli condivisi tra gli Stati membri, rafforzando i servizi di intelligence e la loro cooperazione, puntando ad individuare in anticipo i soggetti che si sono radicalizzati”.