Messa in sicurezza delle città. Soldi solo ai Comuni dissestati. La Lega si scaglia contro il sistema di riparto. Con un occhio alle aree dove pesca più voti

Dove vanno le risorse per la messa in sicurezza degli edifici e del territorio? Per la Lega finiscono col premiare soltanto i comuni in situazione di dissesto finanziario, molti dei quali al Sud, e col penalizzare le amministrazioni virtuose del Nord (che poi, naturalmente, sono quelle spesso e volentieri guidate dal Carroccio e fonte di voti leghisti). Il meccanismo, peraltro, non è neanche illegittimo, visto che è stato sdoganato dall’ultima legge di stabilità firmata dal Governo guidato da Paolo Gentiloni. Per questo motivo tutto il gruppo della Lega al Senato, primo firmatario il capogruppo Gian Marco Centinaio (tra i firmatari c’è anche Matteo Salvini), lo scorso 2 maggio ha depositato un’interrogazione al Ministero dell’economia per sapere se non sia il caso di modificare un sistema che rischia di rivelarsi perverso.

La premessa – Nell’atto il Carroccio premette che le risorse sono già di per sé esigue: 150 milioni per il 2018, 300 milioni per il 2019 e 400 per l’anno successivo. Nella ricostruzione si ricorda che lo scorso 16 aprile il Ministero dell’interno ha provveduto al pagamento di un primo acconto delle risorse per l’anno in corso. “Le richieste pervenute al 20 febbraio 2018 ammontano a circa 7,2 miliardi di euro, distribuite su 10.200 interventi”, incalza l’atto, precisando subito dopo che “di questi, sulla base dei criteri previsti, 5.904 sono risultati ammissibili per un valore complessivo di 3,9 miliardi di euro”. Ma “essendo posto il limite di 150 milioni per il 2018, gli enti che hanno beneficiato del contributo sono risultati soltanto 54 per un totale di 146 progetti di investimenti”. E qui scatta il tema dei benefici arrivati principalmente agli enti in dissesto. Esemplare, sostiene la Lega, “è il caso di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino: “questo ente presenta un disavanzo superiore agli 11 milioni di euro con un rapporto sulle entrate di meno 190,59%, eppure è risultato assegnatario di circa 5,2 milioni (il massimo consentito dalla norma), vedendosi accolte be sei istanze”.

Il punto – Il nodo, prosegue il Carroccio, è che questo modus operandi è consentito dalla stessa legge di bilancio, laddove stabilisce che “qualora l’entità delle richieste pervenute superi l’ammontare delle risorse disponibili, l’attribuzione è effettuata a favore dei comuni che presentano la minore incidenza dell’avanzo di amministrazione”. La misura, probabilmente, nelle intenzioni dovrebbe venire incontro ai municipi che non hanno risorse da impiegare nella messa in sicurezza del territorio. Ma così facendo, secondo la Lega, lo Stato “premia l’inefficienza e l’incapacità”. A dimostrazione del ragionamento, l’interrogazione cita i tanti casi di comuni del Nord, da San Pietro di Cadore a Nervesa della Battaglia a Ponte San Nicolò, che pur risultando idonei non si sono visti accogliere le richieste di intervento. Per non parlare di come in provincia di Pavia nessuna delle 144 richieste di intervento sia stata accolta.