Messina Denaro, arrestata Laura Bonafede

Per gli inquirenti la maestra Laura Bonafede sarebbe stata l'amante del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro.

Messina Denaro, arrestata Laura Bonafede

Per anni, scrivono gli inquirenti motivando il suo arresto, è stata vicinissima al boss Matteo Messina Denaro. Di più: era la sua amante e colei che si occupava di tutte le necessità dell’uomo che fino al 16 gennaio scorso era in cima alla lista dei criminali più ricercati d’Italia. E alla fine è toccata anche a lei. Da oggi, infatti, la maestra Laura Bonafede, figlia dello storico boss di Campobello di Mazara, Leonardo, è agli arresti con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravata dall’aver agevolato Cosa Nostra.

Per gli inquirenti la maestra Laura Bonafede sarebbe stata l’amante del boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro

La 56enne, secondo i carabinieri del Ros e i magistrati della Dda di Palermo, fa parte della “rete di complici” che ha protetto il capomafia, fino agli ultimi giorni della sua latitanza. Di lei, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Alfredo Montalto, sappiamo per certo che, dopo aver conosciuto Matteo Messina Denaro nel lontano 1997, “ha addirittura instaurato con lo stesso uno stabile rapporto quasi familiare coinvolgente anche la figlia Martina Gentile, durato dal 2007 sino al dicembre 2017, quando venne necessariamente interrotto a seguito di un importante ennesima operazione di polizia, per poi riprendere, appena ‘calmatesi le acque’ negli ultimi anni sino all’arresto del latitante”.

“Bonafede ha instaurato con Messina Denaro uno stabile rapporto quasi familiare”

Dunque, U Siccu, la Bonafede e sua figlia Martina, erano quasi una famiglia. E un’immagine rivelatrice, di quanto era forte il legame tra il padrino e la donna, è proprio quella rubata dalla telecamera che i Ros avevano nascosto in un supermercato: si vede la maestra, un piccolo carrello con la spesa, e di fronte a lei il boss di Castelvetrano. Un legame forte, avallato dal padre della Bonafade: “Ventisei anni fa – scrive lei stessa in una lettera trovata in uno dei covi dell’ex super latitante – ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso. Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare”.

Aveva una cura “quasi maniacale” delle cose che riguardavano il suo uomo, annotava in “diari e quaderni” qualsiasi “accadimento della sua vita”. Ma dall’ordinanza d’arresto emerge anche altro. Laura Bonafede era a conoscenza degli affari criminali del capomafia, temeva i controlli, usava nomi in codice, era maniacalmente attenta ai “nemici”, così chiamava le forze dell’ordine. Un’ossessione che alla fine la spingerà ad evitare “di viaggiare con scritti”, perché, “i nemici sono troppo assetati di risvolti e possono tentare di tutto”.

Spesso nei pizzini che inviava a Messina Denaro la donna, per cautela, parlava di sé al maschile: “Oggi mi sono molto arrabbiato perché i nemici non mollano. Sono stato al mio supermercato preferito a fare un cambio di un articolo e siccome mi ero dimenticato la lista della spesa sono andato un’altra volta e subito dopo di me è entrato uno che mi girava intorno e quando ho chiamato al telefono Lupetta (la figlia Martina, ndr) si è avvicinato per sentire. Mentre parlavo con Lupetta dissi che c’era uno che mi girava intorno e che sicuramente era uno sbirro”.

Coinvolta nelle indagini anche la figlia della maestra, Martina Gentile

L’inchiesta che ha portato all’arresto della maestra di Campobello di Mazara, già sospesa dall’insegnamento, coinvolge, ovviamente, anche la figlia 31enne. Per lei il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e il pm Gianluca de Leo, avevano chiesto i domiciliari, ma il gip ha respinto l’istanza per mancanza di gravi indizi di colpevolezza. La ragazza, documentano le indagini, era, tuttavia, perfettamente cosciente di chi fosse l’uomo che da anni era accanto alla madre e con il quale ha condiviso anche periodi di convivenza. Un legame svelato in una lettera, trovata dal Ros in casa di Messina Denaro, in cui emerge “un affetto quasi filiale” nei confronti del boss, “affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest’ultimo, che apprezzava, soprattutto, l’adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Leonardo Bonafede mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale”.

Le due donne “veneravano” Messina Denaro

Valori che hanno condotto le due donne “a venerare” Messina Denaro, “un’adorazione”, scrive ancora il gip, che “non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano”.

Martina Gentile, annotano ancora gli inquirenti, “ha certamente intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e il boss. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale ‘codice’ necessario per preservare la latitanza di quest’ultimo”. Gli incontri tra Martina e il padrino ultimamente erano stati meno frequenti, l’ultimo era avvenuto, per caso, il 21 dicembre 2022, poche settimane prima dell’arresto del boss, come racconta lei stessa in un’altra lettera. Per gli investigatori, la ragazza non era però a conoscenza che Messina Denaro fosse gravemente malato.

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