Mezzo dietrofront sul Reddito di cittadinanza

La stretta sul Reddito di cittadinanza prevista dalla Manovra dovrà già essere corretta, almeno parzialmente.

Non si può certo dire che sia stato felice il debutto della prima Manovra del governo Meloni. La maggioranza non ha fatto in tempo a festeggiare la chiusura dei lavori in commissione Bilancio che il testo è dovuto tornare indietro. Il motivo? Un buco da circa mezzo miliardo causato da una norma che puntava a dare ossigeno ai conti dei Comuni. Peccato fosse senza copertura. Non solo. Nel mirino della Ragioneria generale dello Stato sono finite altre misure per un totale di 44 correzioni richieste. Ma la maratona notturna di qualche giorno fa in Commissione che ha licenziato il testo per l’approdo in Aula si è portata dietro altre castronerie, segno di quanto siano state approssimative le destre nella scrittura della Finanziaria. In cima alla lista c’è la stretta sul Reddito di cittadinanza.

La stretta sul Reddito di cittadinanza prevista dalla Manovra dovrà già essere corretta, almeno parzialmente

Così stretta che, neanche il tempo di approvarla, dovrà già essere corretta, almeno parzialmente, come il sottosegretario leghista al Lavoro, Claudio Durigon (nella foto), spiega. “L’offerta congrua che abbiamo in mente prevede che qualsiasi persona, anche laureata, se gli offrono un posto anche di cameriere caso mai vicino casa è giusto che la accetti, perché se uno prende dei soldi pubblici non credo che possa essere schizzinoso. Il criterio della territorialità resta anche perché una persona non può andare a Trieste per due giorni se è di Napoli, tranquillizzerei Conte”, dice Durigon annunciando che il governo punta a “portare a casa” nella seconda metà di gennaio un decreto che toccherà il Reddito di cittadinanza, “ma anche tanti altri temi sul lavoro”.

Nella seconda metà di gennaio il Governo approverà un decreto sul Reddito

Il lavoro sul Reddito di cittadinanza non è concluso, si è affrettata a dire la ministra del Lavoro Marina Calderone, ribadendo che il prossimo mese il governo approverà un decreto per definire la seconda gamba essenziale per i beneficiari e “mettere i puntini sulle i” sulle politiche attive. Ma facciamo un passo indietro. Con una serie di emendamenti il governo ha stabilito che il sussidio sarà erogato per 7 mesi e non per 8 come stabilito nella legge originaria uscita dal Consiglio dei ministri e ha cancellato il riferimento normativo all’offerta cosiddetta ‘congrua’ . In pratica la prima offerta che – se rifiutata – fa perdere il diritto all’assegno non dovrà più considerare le esperienze e competenze maturate e nemmeno la distanza del luogo di lavoro e i tempi di trasferimento.

Finora per essere considerate congrue le offerte dovevano infatti riguardare posti di lavoro entro 80 chilometri dal domicilio del beneficiario, raggiungibili in 100 minuti con mezzi di trasporto pubblici. Un colpo di spugna che ha provocato l’ira del M5S. “Questo significa che un ingegnere del Sud potrà andare a fare il lavapiatti in Friuli”, ha denunciato il leader dei pentastellati, Giuseppe Conte. Ora secondo le rassicurazioni di Durigon un ingegnere del Sud non sarà più costretto a spostarsi in Friuli ma dovrà lo stesso accettare un posto da lavapiatti. A prescindere dalla paga. Viene infatti in Manovra cancellato il criterio della remunerazione che contribuiva a rendere congrua l’offerta di lavoro. E che era stabilita nella misura di almeno il 10% superiore rispetto al beneficio mensile massimo del Rdc fruibile da un solo individuo, e quindi 858 euro.

Altro pasticcio in Manovra il governo l’ha fatto con Opzione donna: la stretta introdotta non cambia

Altro pasticcio in Manovra il governo l’ha fatto con Opzione donna: la stretta introdotta non cambia. L’anticipo pensionistico sale a 60 anni, riducibile di un anno per ogni figlio e nel limite massimo di due anni, ed è solo per tre categorie di lavoratrici (caregiver, invalide almeno al 74% e licenziate o dipendenti da aziende in crisi). Anche su questo Durigon promette di intervenire magari nel decreto Milleproroghe. “È solo una questione di trovare le coperture per rinnovare Opzione Donna, il problema è pluriennale, servono 80 milioni nel 2023 poi aumenta a 250 milioni nel 2024”, dice. E intanto la stretta viene confermata.

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