Mosua Balde: il migrante sprangato a Ventimiglia si è impiccato. Aveva 23 anni. La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta

Mosua Balde si è tolto la vita. Lo avevano aggredito il 9 maggio a Ventimiglia, forse dopo che aveva preso qualcosa in un supermercato

Mosua Balde: il migrante sprangato a Ventimiglia si è impiccato. Aveva 23 anni. La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta

Mosua Balde, 23 anni, originario della Guinea, si è tolto la vita impiccandosi con le lenzuola della sua stanza. Lo avevano aggredito il 9 maggio a Ventimiglia, forse dopo aver cercato di prendere qualcosa in un supermercato e preso a bastonate.  Il giovane di 23 anni originario della Guinea si è tolto nel Cpr di corso Brunelleschi a Torino. Si trovava in isolamento, hanno spiegato i responsabili del centro, per motivi sanitari a tutela della salute degli altri ospiti.

Mosua Balde: il migrante sprangato a Ventimiglia si è impiccato

Lui, invece, si è impiccato usando le lenzuola in dotazione nella sua camera. La polizia di Imperia ci aveva messo meno di 24 ore a individuare le tre persone che avevano aggredito e picchiato a bastonate l’immigrato di origini africane in via Ruffini, nel pieno centro di Ventimiglia, proprio dietro al municipio e alla caserma della Polizia di Frontiera. Meno di 24 ore per raccogliere le testimonianze, per guardare i filmati del circuito di sorveglianza del supermercato e della caserma della Polizia di Frontiera e per identificare e andare a prendere i tre che, nel video amatoriale rimbalzato su centinaia di profili Facebook e altri social, prendevano a bastonate il ragazzo.

La Stampa riporta oggi la testimonianza del suo avvocato. “L’ho visto pochi giorni fa. Mosua Balde era molto provato”. spiega l’avvocato Gianluca Vitale, uno dei legali più attivi sul fronte del sostegno ai migranti. «Non capiva come, dopo essere stato aggredito, era finito nel centro di rimpatrio. Aveva una vistosa ferita alla testa e  continuava a dire che voleva uscire”.

Stava male. Ripeteva sempre le stesse parole, come un’ossessione. «Ospedale, carcere, ospedale, questura d’Imperia, Cpr». Aveva raggiunto Ventimiglia perché voleva arrivare in Francia, superare il confine e proseguire il cammino. «Mosua mi aveva raccontato che il giorno dell’aggressione – continua Vitale – non aveva cercato di rubare nulla. Era lì a chiedere l’elemosina. Si era rivolto a una signora che gli aveva risposto di non avere nulla. A quel punto, stando alla sua ricostruzione, in tre l’avevano inseguito e preso a botte. A quanto mi risulta non è mai stato sentito dalla Procura di  Imperia, non ha avuto modo di raccontare ciò che era successo. Ha firmato dei fogli, ma non ha capito che la sua storia era di interesse per le forze dell’ordine».

In seguito al suicidio di Balde la procura di Torino ha avviato degli accertamenti. Il giovane era stato portato nella struttura perché, nel corso delle indagini scaturite dall’aggressione a Ventimiglia di cui rimase vittima, era risultato irregolare. Secondo il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personali, Mauro Palma, il 23enne non è stato seguito come la sua situazione richiedeva. “Una persona affidata alla responsabilità pubblica – ha aggiunto Palma – deve essere presa in carico e trattenuta nei modi che tengano conto della sua specifica situazione, dell’eventuale vulnerabilità e della sua fragilità. Questo non è avvenuto”. “A quanto mi risulta su Moussa non è stato attivato nessun sostegno di natura psicologica” ha riferito, invece, l’avvocato che seguiva il caso del giovane, Gian Luca Vitale.