Sui migranti Roma aveva ragione. Adesso si blocchi il bilancio Ue. Il capogruppo M5S Patuanelli: “Europa sorda al dialogo”

Il presidente del gruppo parlamentare M5S al Senato, Stefano Patuanelli, intervistato da La Notizia sul caso Aquarius

“Ci sono delle occasioni in cui dire ‘avevamo ragione noi’ porta anche un po’ di soddisfazione. Ma io in questo caso non posso dire che c’è soddisfazione. Però posso dire ‘benvenuta, Francia’, che finalmente si è resa conto di cosa significhi dover affrontare il problema degli sbarchi”. Dopo la chiusura dei porti da parte di Parigi e il “no” allo sbarco della nave Aquarius 2 con 58 migranti, Dopo la chiusura dei porti da parte di Parigi e il “no” allo sbarco della nave Aquarius 2 con 58 migranti, il presidente del gruppo parlamentare M5S al Senato, Stefano Patuanelli, intervistato da La Notizia, insiste: “È sempre troppo facile dare dell’irresponsabile a un Paese quando sta affrontando da solo un problema”.

E ieri, invece, cos’è successo?
“Ieri anche Macron ha preso atto che il sistema di gestione degli sbarchi dev’essere affrontato a livello europeo. E forse questo nuovo approccio francese potrà portare di conseguenza a un diverso approccio europeo”.

In che senso?
“È uno dei pochi temi su cui forse c’è bisogno di meno sovranità nazionale e più sovranità europea”.

Però anche ieri Bruxelles davanti ai 58 migranti fermi in mare non ha mosso un dito…
“È necessario ribadire la linea posta già a più voci dal Governo italiano: i Paesi hanno potere di veto sulla programmazione pluriennale. Questo è un tema che può portare a una trattativa anche sul piano dei migranti: se l’Europa non si fa carico del flusso migratorio, allora alcuni Paesi potrebbero porre il veto sull’approvazione del bilancio pluriennale”.

Un invito, dunque, anche alla Francia a porre il veto?
“Credo non si possa continuare ad abbassare lo sguardo e mettere la testa sotto la sabbia. Noi abbiamo cercato sin dall’inizio di concertare con gli altri partner una posizione chiara dell’Europa su questi temi, ma questa concertazione non ha portato a nulla. A questo punto bisogna pure intraprendere un’altra strada: mettere sul tavolo alcuni elementi più concreti e forti, sarà necessario”.

Atro tema delicato è quello della Manovra. Sarò diretto: ci sarà il Reddito di cittadinanza?
“L’ipotesi che il reddito non possa partire da subito non è nemmeno sul tavolo. Il reddito ci sarà”.

Quali saranno gli step?
“Si partirà con le pensioni minime di cittadinanza e subito dopo, appena avremo messo mano ai centri per l’impiego al massimo tra qualche mese, avremo il Reddito di cittadinanza vero e proprio. Ma c’è un punto a riguardo che mi preme sottolineare”.

Dica.
“La misura andrà anche incontro alle esigenze degli imprenditori”.

In che senso?
“Il Reddito è soprattutto formazione. Per un imprenditore poter accedere a un mercato del lavoro già formato, sarà fondamentale”.

Sono mai state avanzate le dimissioni di Tria?
“No”.

Però malumori ci sono stati.
“Io penso che il ministro Tria era ed è consapevole del ruolo difficile che avrebbe avuto e che ha, perché conosce perfettamente quali sono i contenuti del contratto di Governo. Però, al netto della necessità di tranquillizzare i mercati, da subito ha dimostrato di voler trovare situazioni ai problemi che le due forze di maggioranza gli sottoponevano”.

Si sforerà il tetto dell’1,6% del rapporto deficit/Pil?
“Anche in questo caso diciamo che la Francia ci viene in soccorso. Non si capisce perché un Paese europeo confinante possa proporre manovre al 2,8% e noi dobbiamo stare all’1,6”.

Che idea si è fatto del decreto Sicurezza-Immigrazione?
“Bisogna certamente muoversi negli ambiti garantiti dalla Costituzione. Ho sentito già le opposizioni scagliarsi e dire che il decreto è incostituzionale. Mi permetto di ricordare che c’è un garante della Costituzione, il presidente della Repubblica. Se dovesse ritenere che c’è un provvedimento che non ha i requisiti costituzionali non lo promulgherà”.

Ci saranno modifiche al testo?
“Sono il presidente di un gruppo parlamentare: ci mancherebbe altro che io non mi battessi affinché i testi che entrano in Parlamento non siano migliorabili”.