Migranti imbottiti di psicofarmaci a Milano

Ad aprile un servizio del mensile Altreconomia ha denunciato l’abuso di psicofarmaci nel Cpr di via Corelli a Milano.

Migranti imbottiti di psicofarmaci a Milano

Rinchiusi e sedati. Era il titolo del servizio di copertina di aprile del mensile Altreconomia diretto da Duccio Facchini che denunciava l’abuso di psicofarmaci nel Cpr di via Corelli a Milano. Solo adesso, però, con un ritardo per alcuni versi incomprensibile, alcuni consiglieri comunali del Partito democratico e altri della Lista Sala hanno annunciato che presenteranno nel prossimo Consiglio comunale un ordine del giorno per la chiusura del Centro di permanenza per il rimpatrio milanese, una delle nove strutture che in Italia si occupano della detenzione dei migranti in attesa di espulsione (solo il Brunelleschi di Torino è stato temporaneamente chiuso a marzo).

Ad aprile un servizio del mensile Altreconomia ha denunciato l’abuso di psicofarmaci nel Cpr di via Corelli a Milano

In una nota i consiglieri comunali di maggioranza firmatari dell’odg spiegano che “con la presentazione dell’inchiesta ‘Rinchiusi e sedati’ di Altreconomia e con l’intervento dei rappresentanti del Naga, siamo venuti a conoscenza di una situazione di ancora maggior gravità rispetto a quella che già immaginavamo sulla condizione delle persone recluse nei Cpr”.

Eppure anche Milanotoday aveva pubblicato, dopo l’inchiesta di Altreconomia, un reportage a cura di due suoi giornalisti ammessi a visitare via Corelli, dove però non erano stati fatti entrare foto e videocamere, tanto che il quotidiano online era ricorso alla tecnica usata nei tribunali Usa dell’illustrazione grafica. Un meglio tardi che mai, quindi, quello dei consiglieri che fa masticare amaro chi da tempo denuncia le condizioni in cui vivono i migranti in via Corelli.

Nell’inchiesta di Altreconomia, a firma di Luca Rondi e Lorenzo Figoni, erano stati pubblicati dei dati inediti che fotografano un utilizzo elevatissimo di psicofarmaci all’interno dei centri di tutta Italia. Per confrontare i dati ottenuti sulla spesa in farmaci effettuata dagli enti gestori delle strutture, i due giornalisti avevano chiesto le stesse informazioni al Centro salute immigrati (Isi) di Vercelli, il servizio delle Asl che in Piemonte prende in carico le persone senza regolare permesso di soggiorno (non iscrivibili quindi al sistema sanitario nazionale) e segue una popolazione simile a quella dei trattenuti del Cpr anche per età (15-45 anni), provenienza e condizione di “irregolarità”.

Avevano così scoperto che mentre a Vercelli la spesa in psicofarmaci rappresenta lo 0,6% del totale, al Cpr di via Corelli a Milano, invece, questa cifra è 160 volte più alta (il 64%). Il perché dell’abuso di psicofarmaci lo spiegava un ex operatore del Cpr: “Mentre sono addormentati o storditi, le loro richieste diminuiscono: così le persone trattenute nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) non mangiano, non fanno ‘casino’, vengono rimpatriate e non pretendono i propri diritti. E soprattutto l’ente gestore risparmia, perché gli psicofarmaci costano poco. Il cibo e una persona ‘attiva’, invece, molto di più”.

Grazie ai dati raccolti dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi, asgi.it) e dall’associazione di volontariato Naga (naga.it) relativi ai farmaci acquistati per il Cpr di Milano tra ottobre 2021 e febbraio 2022, si legge ancora nell’inchiesta di Altreconomia nel numero di aprile, disponibile sul sito del mensile in formato digitale, “sappiamo che in cinque mesi la spesa in psicofarmaci è superiore al 60% del totale, di cui oltre la metà ha riguardato il Rivotril (196 scatole): farmaco autorizzato dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) come antiepilettico ma usato ampiamente come sedativo. Nel primo caso necessiterebbe una prescrizione ad hoc ma le visite psichiatriche effettuate alle persone trattenute nei mesi che vanno da ottobre 2021 a dicembre 2022 sono solo otto. In alternativa, un utilizzo del farmaco diverso rispetto a quello per cui è stato autorizzato dovrebbe avvenire solo previo consenso informato della persona a cui viene somministrato”.