Migranti in classi Apartheid. Valditara sbaglia due volte

La cura del ministro Valditara è peggio del male. Segue logiche punitive e ostacola l’integrazione dei migranti.

Migranti in classi Apartheid. Valditara sbaglia due volte

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara si preoccupa (giustamente) dell’integrazione degli studenti stranieri nel circuito scolastico italiano, così da ridurre l’elevata dispersione scolastica a cui questa fetta di giovani è soggetta, contrastando innanzitutto le difficoltà nell’alfabetizzazione. Bene, anzi benissimo. Se non fosse che la cura (per ora solo una vaga proposta) appaia peggio del male da curare. Richiamandosi all’Europa, quando fa comodo è sempre una realtà ispiratrice, ipotizza tre possibili vie da intraprendere la cui scelta graverebbe sui singoli istituti che – consapevoli delle peculiarità della composizione della propria platea di studenti – saprebbero cosa è opportuno fare.

La cura del ministro Valditara è peggio del male. Segue logiche punitive e ostacola l’integrazione dei migranti

La discrezionalità che tiene conto della diversità non condannandola ma accogliendola è il faro che dovrebbe guidare, come in parte già avviene, una scuola che funzioni ma se si introduce a livello ministeriale la possibilità di istituire delle classi separate per gli stranieri che hanno deficit nella lingua italiana allora si corre il rischio di creare dei pericolosissimi ghetti in un luogo di contaminazione e crescita culturale come la scuola. Alla possibilità di potenziare l’apprendimento della lingua in aula o attraverso dei corsi extra-curriculari, si aggiunge la legittimazione dell’uscita dall’aula degli studenti stranieri – sotto lo sguardo degli studenti italiani – che, in blocco, verrebbero confinati in altre aule in una visione punitiva della diversità che poi è il supremo impedimento all’integrazione che si dichiara di voler conquistare.

Il grosso dell’apprendimento della lingua, specie in un periodo di grande duttilità come quello tipico dell’età scolastica, passa attraverso l’informalità dello scambio con particolare attenzione alla dimensione ludica e sociale con i coetanei. Per non parlare poi della ricchezza culturale che offriremmo anche ai nostri figli nello scambio con ragazzi provenienti da altre culture e realtà, perché privarli di questo? In fondo la proposta Valditara nasce dalla sterile convinzione che la scuola sia lo spazio per la passiva acquisizione di competenze nelle varie materie, quando in realtà è molto di più di una dimensione competitiva e punitiva. Dialogo, vicinanza, fratellanza non sono dei precetti unicamente cattolici ma i saldi principi su cui regge anche la scuola di uno Stato laico come il nostro. Come se non bastasse, la proposta del Ministro si intreccia a livello nazionale con casi che non vanno letti isolatamente e che raccontano il pensiero delle forze di maggioranza in fatto di integrazione.

Penso alla Sindaca di Monfalcone e alla lotta contro le donne islamiche che in estate vanno al mare coperte ignorando che per loro mettere piede in spiaggia senza il marito è già una enorme conquista in termini di diritti ed emancipazione (togliamo logo anche questo!) e alla campagna elettorale leghista che in vista delle elezioni europee tappezza le città con manifesti elettorali con volto di donne arabe informandole nella loro lingua (ma come? E l’italiano?) che votandoli saranno “liberate” e troveranno pieno riconoscimento dei propri diritti grazie al partito di Matteo Salvini. Se non ci fosse da piangere, verrebbe certamente da ridere.

L’Islam è la seconda religione più diffusa in Italia dopo quella cattolica, eppure ci sono forze politiche (vedi Lega) che faticano a riconoscere nei fatti l’esistenza di un Islam moderato e di uno fondamentalista ma che oggi – per questioni di opportunità politica – tenta di giocare la carta dell’inclusione che però nasconde la più cieca mancanza di riconoscimento della diversità come valore, dunque del rispetto. ed emancipazione (togliamo logo anche questo!) e alla campagna elettorale leghista che per le europee tappezza le città con manifesti elettorali con volto di donne arabe informandoli nella loro lingua (ma come? E l’italiano?) che votandoli saranno “liberate” e troveranno pieno riconoscimento dei propri diritti grazie al partito di Matteo Salvini.

Se non ci fosse da piangere, verrebbe certamente da ridere. L’Islam è la seconda religione più diffusa in Italia dopo quella cattolica, eppure ci sono forze politiche (vedi Lega) che faticano a riconoscere l’esistenza di un Islam moderato e di uno fondamentalista ma che oggi – per questioni di opportunità politica – tenta di giocare la carta dell’integrazione che però nasconde la più cieca mancanza di riconoscimento della diversità come valore, dunque del rispetto per l’altro che poi è il presupposto – questo sì – si una reale e piena integrazione.