Migranti, in Europa serve battere i pugni

Di Gaetano Pedullà

Quali saranno gli effetti concreti lo vedremo solo tra qualche tempo. Ma la virata dell’Europa sul controllo dei flussi migratori nel Mediterraneo è già di per se un successo. E insieme il segnale che quando l’Italia batte i pugni sul tavolo, Bruxelles in qualche modo deve ascoltare. Ora va ricordato che Angelino Alfano – il promotore dell’accordo – era ministro dell’Interno nel governo di Enrico Letta e lo è allo stesso modo nel governo di Matteo Renzi. Mentre però solo pochi mesi fa ci digerivamo un presidente della Commissione Ue, Barroso, che portava una mancetta sulle bare dei trecento migranti annegati a Lampedusa, e ringraziavamo pure, adesso portiamo a casa Frontex plus, una nuova operazione di sorveglianza delle coste alla quale dovrebbero partecipare tutti i Paesi Ue con navi e mezzi aerei. Dove sta la differenza tra l’Alfano 1 e l’Alfano 2? Certo è innegabile che oggi sull’immigrazione ci sia più attenzione. Tra le migliaia di persone che sbarcano sulle nostre coste possono esserci terroristi o portatori di gravi malattie. Pericoli che in Europa ormai è chiaro non sono solo affar nostro. Accanto a tutto questo c’è però anche l’atteggiamento con cui finalmente l’Italia sta cominciando a trattare con Bruxelles e le altre cancellerie. Dall’inchino deferente di fronte a ogni imposizione da accettare perché… ce lo chiede l’Europa abbiamo cominciato a puntare i piedi, tenendo il punto dall’incarico della Mogherini ai primi abboccamenti sulla nuova flessibilità per i vincoli economici. La strada giusta, finalmente, in un’Europa che tra spread e vincoli resta troppo amara.