Migranti, la Procura di Agrigento indaga sulla zona Sar libica ma non ci sono prove di accordi tra trafficanti e Ong. Patronaggio: “Il pericolo sono gli sbarchi fantasma”

“Il pericolo maggiore arriva dagli sbarchi fantasma, perché con questi arrivano delle persone con problemi giudiziari e anche persone che potrebbero avere legami con organizzazioni terroristiche come l’Isis”. E’ quanto ha detto il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, nel corso di un’audizione sul decreto sicurezza bis davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

“I soggetti che arrivano con i barchini fantasma – ha aggiunto il magistrato – hanno tutto l’interesse a non farsi identificare, quindi rappresentano un potenziale pericolo anche in chiave di atti terroristici”. “Chi va sui gommoni fantasma, che generalmente arrivano dalla Tunisia – ha aggiunto Patronaggio – è evidente che vuole sottrarsi ai controlli, anche perché va tenuto conto che tra la Sicilia e Tunisi c’è un traghetto due volte a settimana”.

I porti libici, secondo il capo della Procura di Agrigento, “non sono da considerare porti sicuri”. “Quando si parla di porti sicuri – ha aggiunto – non si intende solo un porto dove il naufrago può mettere piede sulla terraferma, ma un porto dove il migrante possa avere tutti i diritti garantiti. La zona Sar libica non appare presidiata dalla Guardia costiera libica”.

Patronaggio ha informato le commissioni parlamentari che la Procura di Agrigento “sta svolgendo indagini sulla zona Sar libica” ma “non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong”. “Che non deve essere limitato ad un semplice contatto – ha spiegato ancora il magistrato agrigentino -, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: ‘stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'”.