Migranti, Majorino: “Si cavalca ancora la paura sociale per creare consensi”

Parla il responsabile immigrazione del Pd, Pierfrancesco Majorino: "Si cavalca ancora la paura sociale per creare consensi".

Migranti, Majorino: “Si cavalca ancora la paura sociale per creare consensi”

Pierfrancesco Majorino, responsabile dell’immigrazione del Pd, qual è il suo giudizio sulle posizioni del governo Meloni in fatto di migranti?
“Credo che stia pericolosamente soffiando sul fuoco della contrapposizione, evitando di ascoltare le ragioni di quelli che auspicano un cambiamento di rotta. Parlo, seppur in modi e linguaggi differenti, della Cei, dei sindaci delle grandi città, dei presidenti di Regione e dei parlamenti dell’opposizione. La realtà è che siamo di fronte a un tema che andrebbe affrontato con un grande salto di qualità e che invece il governo ha volutamente trascurato per mesi così da ridursi all’ultimo e gridare all’emergenza”.

Il Centrodestra insiste che l’Italia è ostaggio dell’immigrazione e per questo ha attivato lo stato d’emergenza. Ma c’è davvero questa ondata oppure il fenomeno è meno drammatico di quanto lo si racconti?
“La questione dell’immigrazione è molto complicata da gestire e non sono di certo uno di quelli che la fa facile o che la banalizza. Tuttavia è chiaro che c’è una drammatizzazione legata al fatto che la destra vuole evitare di affrontare i grandi temi che riguardano questa delicata fase del Paese, tanto sul piano economico quanto su quello sociale, e per questo vuole distrarre l’opinione pubblica rispetto ad alcune necessità che non sta minimamente affrontando a partire dalle criticità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mi sembra che l’immigrazione sia diventata un’arma di distrazione di massa. Detto questo ribadisco che è un tema complesso da affrontare e che, come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, richiederebbe un salto di qualità a livello europeo che non c’è stato in tutti questi anni”.

Domani (oggi per chi legge, ndr) arriva in Senato il decreto Cutro modificato. Tra le misure c’è l’azzeramento o la limitazione della protezione speciale per i richiedenti asilo voluto dalla Lega e per il quale la premier si è battuta personalmente. Che idea si è fatto?
“Le faccio notare che forme analoghe alla nostra protezione speciale per i richiedenti asilo esistono in ben diciotto Stati europei. Come dicono i sindaci delle grandi città, opinione che condivido, la conseguenza di questa eliminazione o limitazione della protezione speciale finirà per mettere per strada migliaia di persone che saranno escluse dai percorsi di accoglienza e anche dalla possibilità di avere un contratto di lavoro regolare. Mi sembra più che evidente che si creerà nuova marginalità”.

Perché la destra adotta questo tipo di approccio?
“Semplicemente per poter dire ai cittadini italiani: ‘Avete visto? Siamo duri davanti all’immigrazione’. È la solita ricetta di Matteo Salvini, già vista quand’era ministro dell’Interno, che non punta a governare il fenomeno ma alla completa assenza di gestione grazie alla quale alimentare forme di esclusione dei migranti che poi portano a maggiore insicurezza nelle strade. Tutto ciò diventa il capitale su cui la destra cerca di costruire gran parte del proprio consenso così da poter dire: ‘Avete visto? Ci sono gli immigrati per strada’. La destra non vuole altro che far esplodere il fenomeno così da cavalcare la paura. Si tratta di un calcolo cinico e osceno. Tra l’altro il Governo dimentica che la battaglia politica andrebbe portata davanti al Parlamento europeo, lo stesso in cui la destra non ha mai votato a sostegno dell’obbligo alla redistribuzione dei migranti tra i Paesi membri dell’Unione europea”.

Nel decreto c’è spazio anche al potenziamento dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) con il governo che ne vuole uno in ogni regione. È questa la risposta giusta al problema?
“I Centri di permanenza per il rimpatrio esistono da vent’anni e ormai tutti dovrebbero aver capito che i maccanismi dei rimpatri non sono determinati dalla presenza di queste strutture. La realtà è che i rimpatri non si fanno perché mancano gli accordi bilaterali con i Paesi terzi e bisogna avere il coraggio di dirlo. Tra l’altro i Centri in questi anni sono diventati dei luoghi ambigui perché sono nati come strutture in cui il migrante restava per pochi giorni, così da dare tempo alle autorità preposte per valutare il caso, mentre oggi sono dei luoghi di detenzione in cui i migranti vengono trattenuti per mesi. Terminato il tempo di detenzione nei Centri, i migranti, non potendo essere rimpatriati, finiscono per strada”.

Durante il suo viaggio ad Addis Abeba, la Meloni si è fatta fotografare con alcuni giovani etiopi. Scatti che molti hanno ritenuto inopportuni alla luce del suo retaggio politico e, soprattutto, per le politiche migratorie del suo governo. Lei che ne pensa?
“Queste foto sarebbero bellissime se fossero la rappresentazione di un cambio radicale delle politiche del governo. Purtroppo non lo sono e spero che Giorgia Meloni non pensi di cavarsela con un’immagine”.