Migranti, Meloni mollata da tutti. Con lei solo Vox e Le Pen

Il premier Meloni non può contare neppure sull'amico Orbán da sempre contrario alla redistribuzione dei migranti.

Il braccio di ferro sui migranti tra Parigi e Roma rischia di costare molto caro all’Italia. Già perché la Francia in queste ore sta contattando gli altri Paesi Ue affinché si schierino contro il governo italiano, reo di una gestione dei flussi di migranti giudicata “disumana”, bloccando le politiche di ridistribuzione dei migranti. Un pressing costante che, di ora in ora, acquista sempre più proseliti con il risultato che Giorgia Meloni rischia di trovarsi davvero sola a gestire il flusso di migranti.

Il premier Meloni non può contare neppure sull’amico Orbán da sempre contrario alla redistribuzione dei migranti

Dalla parte di Emmanuel Macron si è già schierata – in modo più o meno palese – la quasi totalità dell’Unione europea. E non può passare in sordina il fatto che tra chi sta bacchettando maggiormente l’Italia ci sia proprio la Spagna, ossia il Paese che più di tutti vive una situazione non molto diversa dalla nostra. Proprio per questo in molti erano convinti che Madrid, benché guidata da un governo di Centrosinistra, in questa contesa avrebbe preso le parti di Roma o almeno non si sarebbe schierato contro.

E invece il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares, in un’intervista a El Periódico de España sulle richieste italiane sulla gestione europea degli arrivi nel Mediterraneo, ha sposato in pieno la linea francese affermando che “la tradizione vuole che le navi portino i migranti nei porti sicuri più vicini, li facciano sbarcare e poi siano ricollocati da lì. È qualcosa che ha funzionato molto bene”.

Insomma una doccia gelata che sicuramente non ha fatto piacere a Meloni & Co. Ironia della sorte al momento, dei grandi Paesi Ue, l’unico che sembra voler mediare o comunque spera in un cambio di atteggiamento da parte dell’Italia è la tanto vituperata Germania. Certo si tratta di una sorta di fiducia a tempo in quanto un portavoce del ministero dell’Interno tedesco all’Ansa ha detto chiaro e tondo che “continueremo ad attenerci al Meccanismo di Solidarietà nei confronti del Paesi che permettono l’approdo di migranti salvati in mare.

Questo vale espressamente anche per l’Italia, che ha permesso lo sbarco di tre navi. Andremo avanti nel nostro sostegno fino a quando l’Italia terrà fede alla sua responsabilità per l’accoglienza dei migranti salvati dal mare”. Parole a cui hanno fatto seguito quelle dell’ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, secondo cui “l’Italia fa tanto in termini di migrazione ma non è da sola: 154.385 richiedenti asilo in Germania nel periodo gen-set 2022, 110.055 in Francia, 48.935 in Italia.

Sono rispettivamente lo 0,186% della popolazione tedesca, lo 0,163% della popolazione francese e lo 0,083% della popolazione italiana”. Insomma Berlino, dati alla mano, smonta le fake news della destra sovranista nella speranza che presto si corregga il tiro altrimenti, come traspare da questi interventi tedeschi, anche la Germania ci volterà le spalle.

La Meloni, dal canto suo, può contare su ben pochi alleati. Sostanzialmente solo Vox in Spagna e Marine Le Pen in Francia. Proprio la leader di Rassemblement national ieri ha solidarizzato con Meloni spiegando che, secondo lei, i clandestini devono essere rimandati nel Paese di partenza. Il problema è che tanto Vox quanto Rn sono partiti politici che non sono al Governo ma all’opposizione e che quindi non hanno alcun potere concreto.

Pensare di poter far fronte comune con loro per ribaltare l’Europa o mettere in difficoltà Macron & Co è letteralmente fantascienza. Eppure qualcuno potrebbe dire che in realtà alla Meloni resta un’altra carta da giocare:l’amicizia con i leader del patto di Visegrad.

Peccato che questa sia una chimera perché proprio il leader ungherese Viktor Orbán & soci sono quelli che da anni si battono contro ogni meccanismo di ricollocamento dei migranti in Europa, da cui si sono sempre tenuti fuori, preferendo scaricare il problema sulle spalle dei Paesi di primo approdo tra cui c’è proprio l’Italia.

 

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