Minzolini avverte Napolitano

di Vittorio Pezzuto

Il governo Monti non sembra davvero essere nato da un capriccio momentaneo. «In effetti la sua nascita è stata studiata a tavolino e a quanto si apprende ha avuto un periodo di incubazione e gestazione piuttosto lungo» sorride il senatore forzista Augusto Monzolini. «Le anticipazioni del libro di Friedman confermano che quanto avvenne nell’estate del 2011 somiglia molto a un complotto internazionale (che ha avuto grosse complicità anche in Italia) per far fuori il governo Berlusconi. In quell’occasione vennero spazzati via dallo scenario europeo il premier e un governo che si opponevano alle mire egemoniche tedesche su tutta l’Unione europea».
All’epoca lei era il direttore del Tg1…
«Ricordo diversi elementi che mi colpirono parecchio. Lo spread stava intorno ai 200 punti e poi improvvisamente – in coincidenza coi primi colloqui tra Monti e Napolitano – prese a salire improvvisamente. La Bundesbank iniziò a immettere nel mercato un numero estremamente alto di Buoni del Tesoro italiani (passando da 8 a 1 miliardi di esposizione), destabilizzando la nostra economia e facendo intravvedere un ipotetico rischio Italia su cui i fondi americani si sono subito inseriti. Tra l’altro quando parlavo con imprenditori scoprivo che avevano consapevolezza di un timer già attivato. Sapevano che a un certo punto ci sarebbe stata la crisi. Era una sensazione molto diffusa anche nel Palazzo. Molti davano per scontato questo epilogo, determinato soprattutto da una pressione psicologica fortissima nei confronti del Paese, del governo e dello stesso Berlusconi. Avevi l’idea che si era arrivati al “Si salvi chi può”, tant’è vero che nello stesso governo iniziarono a emergere le posizioni personali di chi s’illudeva di potersi ritagliare un ruolo futuro. Oggi mi colpisce anche un’altra circostanza».
Quale?
«Da diverse settimane si aveva notizia di questo libro e lo stesso Friedman ha chiesto un’intervista chiarificatrice a Napolitano. Il quale nelle stesse ore in cui gliela rifiutava si è recato guarda caso a Bruxelles per sposare a sorpresa una linea politica agli antipodi di quella sostenuta dai governi Monti e Letta.  Improvvisamente si rompono tabù consolidati e viene meno lo storico mantra del “Ce  lo chiede l’Europa”. Curioso no?»
E adesso?
«Dobbiamo valutare attentamente la richiesta di impeachment presentata dal M5S. Una lettera di Napolitano al Corsera non è certo sufficiente. E poi Forza Italia deve essere coerente: non possiamo parlare di colpo di Stato e poi non tentare di ottenere un chiarimento definitivo in Parlamento».
Cosa rimprovera all’inquilino del Colle?
«Siamo passati dalla visione notarile di Luigi Einaudi, che considero il miglior presidente della nostra Repubblica, a un vero e proprio snaturamento della Costituzione. Oggi Napolitano non ha come riferimento l’intero Parlamento ma solo una maggioranza e un governo da lui deciso. Addirittura si dà per assodato, e accettato, che alcuni ministri siano una diretta emanazione del Colle. Ma vi sembra un fatto normale?».
Non sarà che ha riempito un vuoto politico lasciato dai partiti?
«Basta con questa storia! È semmai vero il contrario: in questo Paese chi vuole reagire alla crisi della politica si trova di fronte una specie di establishment che blocca alla sua maniera qualsiasi tentativo di innovazione».

E Ceccanti assolve ancora Re Giorgio

«A me sembra che si stiano scambiando gli effetti per le cause» osserva Stefano Ceccanti, costituzionalista all’Università La Sapienza di Roma e già senatore del Pd. «Ricordiamoci cosa stava succedendo in quei mesi, quando il governo Berlusconi a detta di tutti gli osservatori era ormai completamente imballato se non immobile. Addirittura da molti ambienti parlamentari venivano mosse al presidente della Repubblica critiche politiche di segno opposto: lo si rimproverava di aver lasciato l’esecutivo in una sorta di ibernazione e di aver addirittura rallentato la messa ai voti della mozione di sfiducia contro Berlusconi che Futuro e Libertà aveva presentato il 2 dicembre 2010 e che venne messa ai voti solo dodici giorni dopo. Lo stesso Fatto quotidiano in quel periodo sosteneva che Napolitano avrebbe dovuto indire al più presto nuove elezioni!».
Le rivelazioni contenute nel libro di Friedman non aprirebbero quindi squarci inquietanti sulla caduta del governo di centrodestra?
«Guardi, anche a voler prendere per buona la ricostruzione del volume, non mi sembra anomalo che un capo dello Stato si prepari tempestivamente a scenari di riserva nell’evenienza di un crollo improvviso della maggioranza di governo».
Ma il suo ruolo è quello di verificare se in Parlamento esista una maggioranza, non di lavorare alla formazione di una diversa…
«Quello che ricordate è il compito formale che gli viene assegnato dalla Costituzione ma niente esclude che possa svolgerne di informali. Proprio per poter esercitare al meglio i poteri che gli vengono conferiti dalla Costituzione, il capo dello Stato deve predisporre in anticipo delle alternative in caso di crisi».
Un’eventuale richiesta di impeachment sarebbe quindi infondata?
«Per utilizzare le fattispecie previste di alto tradimento e di attentato alla Costituzione si sta sostenendo la tesi che il capo dello Stato è impossibilitato a promuovere atti informali. A me sembra invece che questi contatti rientrino pienamente nell’esercizio puntuale delle sue funzioni. Bisognerebbe peraltro sostenere in maniera convincente che la caduta del governo Berlusconi sia stata pianificata in largo anticipo, magari anche in ambiti internazionali. È vero invece il contrario: in quei mesi tutti i leader europei diventarono scettici sulla capacità di Berlusconi di guidare il governo non perché tramavano a suo danno un complotto ma perché era ormai incontestabile che la salute di quel governo fosse logorata e ormai definitivamente compromessa».