Missione Onu a guida italiana. Ecco la strategia M5S in Libia. Petrocelli: “Si rischia una catastrofe. E’ necessario aprire corridoi umanitari internazionali”

Intervista al senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri al Senato

Una missione Onu di caschi blu a Tripoli a guida italiana per garantire il cessate il fuoco e corridoi umanitari internazionali, aerei e navali, verso tutta Europa e Paesi arabi. Questo è la strategia messa a punto dal Movimento cinque stelle per risolvere per via diplomatica l’emergenza libica. A dirlo è il senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri al Senato. “Condanniamo con forza l’avanzata bellica di Haftar che ha infranto tutti gli accordi presi in precedenza e fatto precipitare la Libia in una nuova guerra civile che ha già provocato centinaia di morti e migliaia di sfollati”.

Gli ultimi dati parlano di oltre 25mila in fuga dalla Libia.
Parliamo di cifre ancora modeste perché le aree urbane più densamente popolate non sono state colpite. Se si arriverà allo scontro in quest’ultime ore, allora l’attuale emergenza si trasformerà in una catastrofe umanitaria di proporzioni inimmaginabili. Siamo chiaramente preoccupati delle conseguenze anche chiaramente sulla questione sicurezza, con la possibilità che terroristi o jihadisti vari possano proliferare grazie all’ulteriore caos libico.

Il Governo Conte crede fermamente in una soluzione diplomatica, nonostante un atteggiamento non proprio in linea di alcuni Paesi come Francia e Usa. Come se ne esce?
Innanzitutto – e mi piace ribadirlo sempre perché incredibilmente in tanti si ostinano a censurarlo sempre parlando di crisi libica – bisogna ricordare la causa principale del perché oggi un paese che era il miglior Welfare dell’Africa viva il dramma attuale.

Qual è la causa?
L’aver aderito all’invasione illegale da parte della Nato, su spinta soprattutto di Francia, Regno Uniti e Stati Uniti, è stato per l’Italia il più grande errore di politica estera dal dopo guerra ad oggi. E oggi ne paghiamo le conseguenze. Ecco, bisogna partire da qui per non commettere gli errori drammatici del passato.

Quali sono le proposte che in questo senso avanza il Movimento 5 stelle?
A questo livello dello scontro, l’unica via d’uscita si chiamano le Nazioni Unite. La proposta del Movimento 5 Stelle è quella di attivare con urgenza il Consiglio di Sicurezza dell’Onu con una bozza di risoluzione che non solo imponga alle parti in conflitto un immediato cessate il fuoco, ma approvi anche l’invio in Libia dei caschi blu, di una missione di pace – a guida italiana e a larga partecipazione africana e araba – che vigili sul rispetto della tregua e faciliti la riconciliazione nazionale.

Crede che gli altri Paesi, visti anche i forti interessi in territorio libico, accetteranno di buon grado una guida italiana per una missione Onu?
L’alternativa a un’immediata cessazione delle ostilità in Libia, ottenuta oggi per via negoziale o domani con l’invio dei caschi blu, è una guerra dagli esiti catastrofici non solo per il popolo libico ma per tutta l’Europa.

Come si potrebbe evitare questo tragico scenario?
Per evitare una nuova carneficina di civili e per evitare che l’Italia si trovi ancora una volta da sola a far fronte a una situazione che sarebbe ingestibile e potenzialmente esplosiva, sarà indispensabile aprire un corridoio umanitario europeo, anzi, internazionale.

Non c’è il rischio che Stati come quelli del Visegrad ma anche la stessa Francia non accettino l’idea di farsi carico di nuovi rifugiati?
Spero che prevalga la via diplomatica e Haftar possa rinunciare alla pretesa di conquistare Tripoli con la forza. Qualora, al contrario, lo scontro dovesse proseguire, ripeto, si deve immediatamente rendere operativa una grande operazione di soccorso umanitario che coinvolga Onu, Unione europea, Stati Uniti, Unione africana, Lega araba e Russia per attivare dalle coste libiche un ponte – aereo e navale – che consenta di portare in salvo i profughi libici in tutta i Paesi europei – nessuno escluso – così come in tutti i Paesi africani, arabi e anche in quelli più lontani, in grado di garantire rifugio anche solo a una piccola frazione di cittadini libici. Se la Comunità internazionale non sarà in grado di impedire che la Libia risprofondi nel caos, dovrà almeno farsi carico delle conseguenze umanitarie del suo fallimento. Un eventuale fallimento non potrà essere imputabile al Governo italiano che sta facendo ogni sforzo possibile per salvare la Libia e porre rimedio agli errori di altri Paesi e di precedenti governi.