Modello spagnolo, vincono Berlusconi e Renzi

di Angelo Perfetti

Dopo quattro ore di camera di consiglio i giudici della Corte Costituzionale hanno firmato le motivazioni della sentenza del 4 dicembre 2013 sulla legge elettorale che azzera il Porcellum. Bocciato dunque il premio di maggioranza senza soglia di accesso ma la novità più importante riguarda le preferenze e i listini fissi: infatti questi sarebbero ammessi nella misura in cui propongono pochissimi nomi all’elettore. Tradotto in pratica, ciò significa che il modello spagnolo non è censurato dalla Corte. Tradotto in politica vuol dire avvicinare il voto al modello preferito da Berlusconi, che – poiché proposto da Renzi – è anche ben visto dall’attuale segretario del Pd. Il che, sommando i fattori, vuol dire che ci sono i numeri per approvarlo in Parlamento, checché ne dica Cuperlo e la nomenklatura Pd, contrari dall’inizio., e gli alfaniani. Per i giudici il problema non è nelle liste bloccate in sé, ma nel fornire agli elettori un “numero dei candidati talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi”. E non p un caso che ieri Renzi sia salito al Colle per discutere con napolitano proprio di legeg elettorale.

Il no al modello attuale
La libertà di voto del cittadino “risulta compromessa” dall’attuale legge elettorale, nella parte in cui non consente all’elettore di esprimere una preferenza per i candidati. Secondo la Corte “le condizioni stabilite dalle norme censurate sono tali da alterare per l’intero complesso dei parlamentari – si legge nella sentenza – il rapporto di rappresentanza fra elettori ed eletti. Anzi, impedendo che esso si costituisca correttamente e direttamente, coartano la libertà di scelta degli elettori nell’elezione dei propri rappresentanti in parlamento, che costituisce una delle principali espressioni della sovranità popolare e pertanto contraddicono il principio democratico, incidendo sulla stessa libertà del voto”.

La legittimità
“Le elezioni – affermano i giudici – che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono in definitiva e con ogni evidenza un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti”. Nello stesso modo, aggiunge la Corte Costituzionale, con la sentenza sul Porcellum “non sono riguardati gli atti che le Camere adotteranno prima che si svolgano nuove consultazioni elettorali”.

L’invito alle preferenze
‘’Per quanto riguarda la possibilità per l’elettore di esprimere un voto di preferenza, eventuali apparenti inconvenienti’’ possono essere risolti ‘’mediante l’impiego degli ordinari criteri d’interpretazione’’ o ‘’rimossi anche mediante interventi normativi secondari, meramente tecnici ed applicativi della presente pronuncia e delle soluzioni interpretative sopra indicate. Resta fermo ovviamente, che lo stesso legislatore ordinario, ove lo ritenga, ‘potrà correggere, modificare o integrare la disciplina residua’ (sentenza n. 32 del 1993)’’. La strada per il Parlamento, dunque, è segnata. Ora si tratterà di discutere formule e metodi.

Il passaggio parlamentare
Sul fronte parlamentare, l’appuntamento è per il 27 gennaio, quando la riforma della legge elettorale approderà in Aula alla Camera. Per Maria Elena Boschi, responsabile Riforme del Pd, aver ottenuto la calendarizzazione, costituisce «un primo risultato importante del Pd. Ora dobbiamo lavorare giorno e notte in commissione: ci aspettano due settimane impegnative. Ma sono fiduciosa».