Montecitorio social club. Pronti 300mila euro (nostri) per gestire Facebook e Twitter alla Camera

Postare, twittare, pubblicare foto, video e commenti magari con hashtag, cinguettare. Pare proprio che sia diventato essenziale per la Camera.

Postare, twittare, pubblicare foto, video e commenti magari con hashtag, cinguettare. Pare proprio che da un po’ di tempo a questa parte sia diventato essenziale per Montecitorio. E così ecco il bando che non ti aspetti: la bellezza di 330mila euro per – testuale – “l’appalto del servizio di gestione dei social media della Camera dei deputati”. Da Facebook a Twitter passando per Instagram. Insomma, Montecitorio – legittimamente – vuole stare a passo con i tempi. E speriamo possa crescere anche in followers, dato che, se su Twitter si riscontrano buoni numeri (oltre 150mila followers), su Facebook si inciampa un bel po’, con solo 22mila like. Un bacino striminzito, considerando la rilevanza dell’istituzione in questione.

Il bando – Ma non è finita qui. Perché le domande sono tante. A cominciare dal fatto che il precedente servizio, di cui La Notizia a suo tempo rese conto, venne aggiudicato dalla milanese Hagakure srl, per circa 95mila euro. Ora, certo, la speranza è che anche in questo caso l’appalto venga affidato per un costo di gran lunga inferiore ai 330mila euro stimati, ma resta il fatto che l’importo previsto da Montecitorio non è affatto trascurabile. Senza dimenticare, ancora, che la Camera dei Deputati è ovviamente dotata di un ufficio stampa di tutto rispetto (gli ultimi dati aggiornati parlano di 26 dipendenti). Insomma, non si sarebbe potuto evitare di appaltare a società esterne un servizio che, forse, poeva essere svolto all’interno dell’ufficio stampa, dato che parliamo di “gestione, monitoraggio e aggiornamento dei social media della Camera dei deputati”? Probabilmente no.

Di tutto, di più – Ma d’altronde non c’è da sorprendersi. Da inizio anno, infatti, tra le procedure di gara concluse, spuntano amene curiosità. Per dire: la Camera dei Deputati ha acquistato lampade da tavolo per oltre 4mila euro, più plafoniere e lampadine a led. E poi un bel po’ di televisori, considerando la spesa di 33mila euro. E poi, ancora, materiale per apparecchiature audio-video (circa 50mila euro in totale), vaschette bio-compostabili (altre 4mila euro) e gli immancabili servizi informatici per una spesa che supera i 300mila euro. Ma non è finita qui. Perché il vero colpaccio l’ha messo a segno il Banco di Napoli che il 30 marzo scorso si è aggiudicato il bando per la gestione dei servizi bancari che, per come specificato nel Testo Unico Bancario, è il servizio di “raccolta di risparmio tra il pubblico e l’esercizio del credito”. Insomma, l’attività bancaria per eccellenza, divisa secondo quanto recita ancora la documentazione del bando di Montecitorio, in “condizioni di conto corrente; servizio titoli a custodia e amministrazione; mutui ipotecari e prestiti personali; virtual banking; prodotti di risparmio gestito”. E qual è l’importo previsto per tali servizi? Ben 350 milioni di euro. Di cui godrà, appunto, il Banco di Napoli. Un bel bocconcino. Chissà se ora la Camera lo comunicherà pure sui suoi social network.

Tw: @CarmineGazzanni