Moody’s rispolvera l’estate dei lunghi coltelli

Di Lapo Mazzei

“Caro Matteo Renzi, ci si mette pure Moody’s. Sembra l’estate del 2011. Ma noi non ci comporteremo come la sinistra”. Già, l’estate del 2011. A riaprire il cassetto dei ricordi, di quelli non proprio felici a dire il vero, è Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. A dare la stura all’amarcord dell’azzurro ovviamente, è stata la bocciatura dei conti dell’Italia da parte dell’agenzia di rating. Un segnale da non sottovalutare, come non è affatto da prendere sotto gamba il richiamo di Brunetta. Perché è proprio nell’estate di quell’anno che gli italiani scoprono l’esistenza dello spread. E con la scoperta del “differenziale” il Paese tocca con mano l’esplosione della crisi, il rischio di declassamento dell’Italia, passando per l’indebolimento del governo alla celebre lettera della Ue che impone al Paese la cura da cavallo anticrisi, fino al precipitare della situazione e l’autunno del Cavaliere, culminato con le dimissioni e la nascita del governo Monti. Un esecutivo, quello guidato dall’ex commissario europeo, di cui durante quell’estate si parlava già ampiamente. Ecco, la sonora bocciatura di Moody’s e le stroncature dei quotidiani finanziari della politica del governo Renzi, riecheggiano quella stagione. Certo, i protagonisti sono diversi, ma uguali sembrano essere gli spartiti di coloro che hanno deciso di attaccare nuovamente l’Italia.

La situazione
E Renzi il vero bersaglio allora? In buona parte sembra proprio di sì anche se sotto la lente sembra esserci l’intero sistema politico italiano. Per questa ragione il presidente del Consiglio ha deciso di passare subito al contrattacco facendo scaldare i telefoni di Palazzo Chigi. Nel giro di poche ore il premier ha sentito il presidente americano Obama e i capi di Stato coinvolti nella vicenda Iraq. Ma il vero punto di rottura è rappresentato dall’incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Renzi, infatti, quest’oggi salirà al Colle per fare il punto della situazione con l’inquilino del Quirinale, al quale chiederà il sostegno a livello internazionale. Di contro il capo dello Stato chiederà all’ex sindaco di Firenze precise garanzie in materia di politica economia, capitolo dal quale non si può più prescindere. Il presidente del Consiglio, infatti, avendo puntato sino ad ora tutte le fiches sulla riforma del Senato , è rimasto sostanzialmente a secondo di punti e ora deve necessariamente cambiare strategia. Secondo l’impietosa “pagella” stilata da Moody’s non ci sarà nessun “cambio di verso”, in tutti i sensi. L’economia italiana continuerà a soffrire per tutto il 2014 e il dato del prodotto interno lordo del Paese chiuderà in territorio negativo a -0,1%.

L’affondo
L’agenzia ha drasticamente rivisto le stime per l’Italia formulate nei mesi scorsi, quando aveva ipotizzato una crescita dello 0,5%. Anche le previsioni più prudenti, fino ad oggi, avevano lasciato intendere che entro la fine del 2014 il Paese avrebbe potuto registrare un primo, seppur sottile, segno di ripresa. Quella di Moody’s è la prima che invece stima un 2014 tutto in negativo. Insomma, un’autentica doccia fredda che arriva a pochi giorni dall’intervista del premier al Financial Times che rassicurava sul rispetto del vincolo del 3% respingendo qualsiasi ipotesi di commissariamento da parte della troika europea. Chissà, forse è stato proprio questo sfoggio di sicurezza che ha creato il corto circuito. Per la storia, comunque, nel 2011, la sinistra affossò Silvio Berlusconi. Oggi Forza Italia è il vero alleato del premier, come dimostra la mano tesa da parte del presidente della Commissione Finanze della Camera Daniele Capezzone che chiarisce le condizioni per il sostegno dei forzisti: “E’ più che mai urgente una linea alternativa a quella errata seguita dal governo Renzi. Come propongo da mesi, occorre sfondare il 3% e tagliare tasse e spesa di almeno 40 mld. Solo così sarà possibile ritorno a crescita”.