Altro che i dazi di Trump: è dalla fine dell’ultima guerra che paghiamo dazio agli Usa. Dovrò morire americana?
Sofia Baldi
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Domanda sconfortante, gentile lettrice. Il problema è l’assenza di una volontà di perseguire la revisione delle reciproche posizioni geopolitiche di Europa e Usa. Se non si taglia questo nodo gordiano, si perpetua lo stato di servitù sulle nostre terre. Noi europei (italiani e tedeschi in particolare) siamo i palestinesi d’Europa, privi di sovranità. Non nascondiamolo: nel dopoguerra l’America da una posizione di forza stipulò accordi, in primis il North Atlantic Treaty (Nato), grazie ai quali ha riempito l’Europa di basi militari. Ne è derivata un’occupazione de facto che aveva senso ai tempi dell’Urss, ma non ne ha più da 30 anni. L’occupazione militare ha comportato una contestuale coercizione politica più o meno velata. All’architettura post bellica s’è aggiunta la non meno pervasiva colonizzazione “soft power”. Non è solo la Coca Cola o i McDonald’s, è quasi tutto. Siamo tributari per esempio in campo finanziario: l’80% delle transazioni mondiali via carta di credito viaggia su tre veicoli americani: Visa, Mastercard e American Express. I movimenti bancari globali si attuano con strumenti americani: Swift e Bic. Un altro vassallaggio è internet: quasi l’intero traffico del pianeta è monopolio delle 5 Corporation dell’acronimo Gafam: Google, Apple, Facebook (Meta), Amazon, Microsoft. Rimpiazzare tali strumenti sarebbe tutt’altro che facile. Capisce dunque che la strada per la liberazione dal colonialismo è lunga e non si vede un Paese o un leader che possa o voglia guidarla.