Morto un referendum, se ne fa subito un altro. Dopo la debacle sulle trivelle, le opposizioni ci riprovano con le Riforme costituzionali

Esattamente una settimana fa la Camera approvava in via definitiva il ddl Boschi sulle Riforme. A ottobre 2016 ci sarà il referendum. Ecco perché.

Esattamente una settimana fa la Camera approvava in via definitiva il ddl Boschi sulle Riforme costituzionali. Tutto molto facile: 361 voti favorevoli e 7 contrari. Ma ora saranno i cittadini a decidere sull’entrata in vigore della Riforma: da oggi infatti si può affermare con certezza che il referendum confermativo si terrà ad ottobre 2016. È stato raggiunto, infatti, a Montecitorio il quorum per richiedere formalmente la consultazione popolare. Le opposizioni (M5S-FI-Lega-Sinistra Italiana) hanno raccolto le firme di 166 deputati. Il quorum richiesto era di 126 membri, pari a un quinto dell’assemblea di Montecitorio.

COSA CAMBIA CON LA RIFORMA BOSCHI

Un’altra raccolta di firme a sostegno della richiesta di referendum è stata promossa al Senato. Adesso gli uffici della Camera stanno procedendo alla certificazione delle firme. Subito dopo il proponente Danilo Toninelli (M5s) e i delegati Stefano Quaranta (Si), Cristian Invernizzi (Lega Nord) e Roberto Occhiuto (Forza Italia) andranno in Cassazione per depositare la richiesta.

Va ricordato che quello sulle riforme sarà un referendum “confermativo” (detto anche costituzionale o sospensivo) nel quale si prescinde dal quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto, diversamente da quanto avviene nel referendum abrogativo. Dunque i cittadini saranno chiamati a votare tra due opzioni: confermare o non confermare le modifiche costituzionali del ddl Boschi. Senza che si debba raggiungere una soglia minima di votanti.