Multe da 70 milioni annui. Così l’Europa ci castiga

di Angelo Perfetti

Se non fosse tutto terribilmente vero, ci sarebbe da sorridere. Uno Stato alla disperata ricerca di quattrini, sulla strada di nuove tasse, con un’economia a pezzi butta dalla finestra 60/70 milioni di euro l’anno per il solo fatto di non adeguarsi alle prescrizioni che da anni fa la Comunità europea in tema di carceri e giustizia. Non solo, ma si avvita su un dibattito politico-ideologico sull’amnistia quando, ad oggi, è l’unica soluzione possibile per risolvere rapidamente il problema del sovraffollamento e ragionare su come riorganizzare il sistema carcerario. Da 30 anni l’Europa ci richiama sulle condizioni di sovraffollamento delle nostre carceri.

Il caso-Torreggiani
“E se a maggio 2014 la sentenza Torreggiani parte – ha detto ieri il ministro Annamaria Cancellieri – bisognerà pagare una penale di ‘’circa centomila euro per ogni sette detenuti che faranno ricorso’’, per un totale di ‘’60-70 milioni di euro ogni anno. E’ un problema serio – ha osservato il ministro – non solo di tipo finanziario, ma anche civile e politico’’.

Amnistia e indulto
“L’amnistia e l’indulto sono scelte del Parlamento – ha sottolineato il ministro – ma se le farà noi saremo contenti, perché questo ci aiuterà. Qualunque sarà la decisione del Parlamento – ha aggiunto – noi andremo avanti e ce la caveremo comunque, metteremo a punto una serie di norme”. Il Guardasigilli ha ribadito di non aver “mai detto che avrei fatto io una legge per amnistia e indulto. E ho detto la cifra di 20mila detenuti parlando delle esperienze pregresse. Il Parlamento può decidere di fare quello che vuole, non siamo contro il Parlamento, né contro un partito o un altro”.
Ma per riformare l’ordinamento penitenziario servono interventi organici e coerenti. E la Cancellieri in commissione alla Camera ha sottolineato ‘’la particolare utilità di proporre al Parlamento il varo di una legge di delega al Governo per la composizione di un Testo unico di ordinamento penitenziario che restituisca, anche con opportuni interventi modificativi, organicità alla materia e prepari impegni più ambiziosi, già all’agenda del Governo ma ancora non sufficientemente elaborati’’.

Il sistema sanzionatorio
Le proposte innovative, suggerisce il guardasigilli,  ‘’dovrebbero riguardare la riscrittura del sistema sanzionatorio in modo che la sanzione detentiva intramuraria sia contenuta e riservata ai casi in cui effettivamente le finalità rieducativa e retributiva della pena non possono prescindere dalla privazione, in misura così intensa, della libertà dei condannati’’. Per ridurre il sovraffollamento, ricorda infine,’’ sono in avanzata fase di elaborazione alcune proposte di modifica della normativa in materia di espulsioni dei detenuti stranieri autori di reati non gravi’’.

Troppi detenuti, pochi agenti
Ma se i detenuti sono troppi, le guardie carcerarie sono troppo poche. “Sono 39.305 i poliziotti penitenziari in Italia, a fronte di una pianta organica di 45.121. La carenza di organico – ha detto il ministro – è particolarmente grave per i ruoli intermedi dei sovrintendenti e degli ispettori, di minore entità nel ruolo agenti-assistenti’’. Per quanto riguarda i dirigenti, ‘’si contano 395’’ unita’, ‘’a fronte di un organico previsto di 441’’, mentre ‘’il personale del comparto ministeri conta di 6.107 unita’, di cui 2.058 appartenenti all’area del trattamento. Si registrano – ha aggiunto – significative carenze nel profilo professionale degli assistenti sociali e dei funzionari giuridico pedagogici. Ulteriori difficoltà per quanto riguarda la carenza di organico, ha sottolineato Cancellieri, ‘’derivano dall’incidenza dei provvedimenti previsti dalle leggi finanziarie in materia di turn-over del personale di Polizia penitenziaria, poiché solo il 20% delle vacanze che si creano vengono colmate con nuove assunzioni’’. ‘’Un’analoga complessità – ha concluso – è determinata dalla mancanza di un contratto della dirigenza penitenziaria e dalla possibile applicazione di ulteriori tagli a seguito della spending review’’. Un intervento giudicato da più parti coerente nei numeri ma troppo timido nelle ipotesi di soluzione del problema.