Napoli, milioni di affitti non riscossi. La gestione Romeo è un flop

di Clemente Pistilli

Inchieste, processi e condanne non sembrano scalfire il prestigio dell’imprenditore campano Alfredo Romeo. Tutti sembrano volere la Romeo Gestioni spa per gestire i propri patrimoni immobiliari, dalla Presidenza della Repubblica al Senato, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ai diversi Ministeri, dalle Authority alle Agenzie del demanio e del territorio, dalla Guardia di finanza all’Arma dei carabinieri, per finire con i principali Comuni italiani, come Napoli, Roma, Milano e Venezia, le Regioni e gli aeroporti milanesi. Sul leader europeo del settore, un colosso con un capitale sociale di dieci milioni di euro, sta però per abbattersi una brutta tegola. La Corte dei Conti, organo che figura tra l’altro proprio tra i clienti della Romeo, ha confermato le indagini svolte dalla Procura contabile campana sulla società e, bocciando la gestione fatta del patrimonio immobiliare del Comune di Napoli, punta a recuperare dall’azienda 129 milioni di euro.

L’ascesa di Alfredo
L’imprenditore Alfedo Romeo, partendo dalla sua Napoli, ha costruito un impero. Un primo incidente di percorso lo ha avuto ai tempi di Mani Pulite, con una condanna a due anni e mezzo di reclusione, poi finita in prescrizione. Nulla di grave. Gli affari della Romeo Gestioni sono andati avanti e ha iniziato a curare gli interessi di tutti gli enti che contano. Lanciatissima, l’azienda non ha risentito troppo neppure dell’inchiesta campana sulla Global Service, affare da 400 milioni, che aveva visto finire in carcere, oltre all’imprenditore, anche politici. In appello Romeo, cadute le accuse più pesanti, nell’aprile scorso ha incassato una condanna a tre anni di reclusione per corruzione, particolare che non ha rappresentato un ostacolo per gli affari della spa. Ora, però, una grana pesante per l’azienda arriva dalla Corte dei Conti, in parte perché potrebbe portare i giudici a mettere le mani nelle tasche dell’imprenditore e soprattutto perché potrebbe offuscare l’immagine di efficiente gestore di patrimoni. Per chi vive di affari, del resto un conto è essere considerati dei corruttori e un altro essere considerati cattivi manager.

La sprecopoli napoletana
Secondo la Procura contabile, gestendo il patrimonio immobiliare del Comune di Napoli tra il 1992 e il 2008, tanto durante la consiliatura Bassolino quanto durante quella Iervolino, la società di Romeo avrebbe provocato a Palazzo San Giacomo un danno erariale da 129.201.146 euro. Il lavoro dell’azienda viene bollato dagli inquirenti come “inefficiente e inefficace”. Troppi inquilini morosi, troppe spese legali, troppi incentivi. Per il Comune più uscite che entrate, più spese di manutenzione che canoni riscossi, nonostante sia proprietario di 23.320 case popolari e oltre quattromila locali commerciali e residenziali.

Inchiesta valida
Aperta un’inchiesta, gli inquirenti contabili hanno chiesto la restituzione del presunto danno alla stessa Romeo, al dirigente della società Antonio Scotto D’Antuono, agli ex assessori Ferdinando Balzamo, attuale direttore generale della Napoli Servizi, e Ferdinando Di Mezza, e agli attuali consiglieri comunali della Federazione della sinistra, Antonio Fellico e Amodio Grimaldi. Tanto la spa quanto il dirigente e i politici hanno fatto ricorso, chiedendo che le indagini venissero dichiarate nulle, perché viziate. I cavilli legali non hanno retto in primo grado e ora neppure in appello. Per i giudici contabili quell’istruttoria è perfettamente valida. Si va avanti. E il rischio della condanna per danno erariale per la Romeo e gli altri è forte. Per quanto riguarda poi Balzamo e Di Mezza, per la gestione rifiuti, già sono stati condannati a restituire 560mila e 1.400mila euro.