Napoli si ribella allo Sceriffo. Protesta contro le scuole chiuse. Mamme in piazza e sit-in dei conducenti Scuolabus. E De Luca fa mezza retromarcia: riaperti asili e nidi

Scuole chiuse in Campania? Monta la protesta delle mamme contro Vincenzo De Luca. Il governatore, che durante il lockdown ha vissuto un momento di grande consenso ed esposizione mediatica, con video e meme tra i più cliccati del web, ieri è stato contestato proprio a casa sua. Infatti, il giorno dopo l’ordinanza con la quale ha chiuso le scuole fino a fine mese oltre 200 mamme hanno manifestato sotto la sede della Regione. Ma se da un lato a sostenere la stretta del governatore ci sono i numeri – per il secondo giorno consecutivo in Campania si sono registrati oltre mille nuovi contagi – dall’altro le mamme vedono leso il diritto all’istruzione dei propri figli.

“Oggi è il giorno più buio per la scuola”, è il testo di un manifesto che hanno portato per protestare. Ma non solo. Una quarantina di bus scolastici ha percorso le strade intorno alla sede della Regione perché la decisione di De Luca ferma anche le loro attività lavorative. A ogni passaggio, gli autisti hanno ricevuto l’applauso delle mamme in protesta. “Il problema sono i trasporti – dicono i manifestanti – non le scuole, che invece sono molto sicure per via dei protocolli che abbiamo seguito alla lettera, e adesso vanificano così il lavoro che è stato fatto da presidi e insegnanti”. “La scuola è una priorità, non un problema” recita uno degli slogan esposto durante la protesta. La scelta del governatore campano, De Luca, ha creato un corto circuito anche con l’esecutivo e, in particolare, con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che giudica il provvedimento “gravissimo”.

“I dati dicono che le scuole sono luoghi più sicuri di altri luoghi del Paese. Oggi gli studenti campani dove sono? Ho visto fotografie: sono nei centri commerciali, sono in giro per le strade, sono in giro per i negozi e non penso che questi siano luoghi più sicuri rispetto alla scuola”. Ha detto il ministro Azzolina. “Io da sola non posso impugnare l’ordinanza, la decisione sarà, eventualmente, di tutto il governo. Il mio problema sono adesso gli studenti. Le Regioni hanno la possibilità di emanare misure più restrittive di quelle emanate a livello nazionale, ma sarebbe opportuno agire in raccordo con il governo”. Il rischio da scongiurare, quindi, è che si proceda a macchia di leopardo, con chiusure differenziate nelle varie Regioni.

Anche perché, dopo De Luca, potrebbe essere la Lombardia a procedere con misure più restrittive, visti i numeri registrati nelle ultime 24 ore, ben 2.419 nuovi contagi. Nelle ultime ore in Campania c’è anche una petizione che ha raggiunto già oltre 7mila firme e che è diretta proprio al ministro Azzolina, per chiedere “l’immediata ripresa in presenza delle lezioni scolastiche nel rispetto dei protocolli sanitari nazionali”. “Anche perché la didattica a distanza, non sta funzionando – spiega una liceale scesa in piazza – ci sono nuclei familiari che non possono permettersi i computer per i figli e spesso molti studenti a casa non trovano nemmeno le condizioni per seguire le lezioni a distanza”.

A sostenere la protesta c’è anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: ”invece di intervenire sui luoghi dove veramente c’è la diffusione del virus, come se stessimo rinunciando a una passeggiata in campagna, si rinuncia alla scuola che è il luogo dove si fonda una democrazia perché in questi mesi non è stato fatto nulla per rafforzare la sanità pubblica”. C’è poi chi ritiene che anche all’interno della regione non si possa fare di tutta l’erba un fascio. Ed è il caso del sindaco Clemente Mastella: “Benevento non è Napoli, per cui eventuali lockdown non possono essere uguali. Le condizioni sono diverse e i provvedimenti devono essere differenziati”. E dopo l’affondo dei sindaci arriva una mezza retromarcia del governatore: “Nelle more di specifici congedi parentali” da oggi riparte l’attività in presenza l’attività di nidi e asili per bambini da zero a sei anni.