Napolitano-Amato, la prima Repubblica è eterna. Il dottor Sottile ha giurato alla Consulta. Con una promessa: mai più in politica

di Giuseppe Cantore

Un potere chiamato Amato, lungo 30 anni approdato alla Corte Costituzionale. Propri ieri l’ex presidente del Consiglio ha firmato come nuovo giudice della Consulta. Eppure si chiede Lettera 43 giuristi capaci e più giovani erano altrettanto meritevoli dell’incarico, col vantaggio di allargare la classe dirigente, evitando di concentrare gli onori sui soliti noti. Perché allora è stato scelto Amato? Perchè nessuno lì in Alto si è posto il problema di quale bufera avrebbe scatenato una decisione simile? Silenzio assoluto. Il quotidiano on line dipendente, a firma di Giancarlo Perna avanza due risposte, fantasiose forse, ma non del tutto improbabili. Tra non molto – prima illazione -, Napolitano getterà la spugna per età e stanchezza. Tra i possibili successori c’era sempre stato, finora, Amato poiché il presidente viene scelto tra vecchie glorie al tramonto. Spedendolo però alla Consulta, con un ampio orizzonte nuovamente davanti a sé, il suo nome esce dalla rosa. Un candidato di meno per il Quirinale con notevole gongolamento di Romano Prodi, a questo punto favorito. L’altra ipotesi, la più ripetuta nel Palazzo, è che Amato sia stato callidamente piazzato alla Corte Costituzionale per ripulirlo di ogni scoria politica, come un tizio impolverato sotto la doccia, e trasformarlo in puro «tecnico». Pronto quindi, nel caso di caduta di Enrico Letta, a occuparne il posto a Palazzo Chigi come condottiero di un governo salazariano, tecnocratico e politicamente neutro. Divagazioni di corridoio. Poi c’è stata la storia dei suoi emolumenti. “E’ falso che io percepisco una pensione di 31mila euro al mese. E’ una notizia che serve solo per farmi del male”: lo dice Giuliano Amato a margine di un convegno. “I 31mila euro di cui si parla – ha detto – cumulano la pensione con un vitalizio che ogni mese io destino a delle attività di beneficenza”. Amato ha poi aggiunto: “Se si continua così si fa passare l’unico parlamentare che ha rinunciato al proprio vitalizio come percettore di prebende”. Poi precisa: “La mia pensione è di 22mila euro lorde che al netto diventano 11.500 euro. Una pensione per niente bassa, ma il problema dell’Italia non è che esistono pensioni da 11mila euro, ma che ci sono persone che a prescindere dal loro merito sono schiacciate ai livelli più bassi”.