Nardella, l’ultimo renziano a guardia del forte Pd. Ci mancava il sindaco di Firenze a sparare sul Governo. Più che al Nazareno sembra un iscritto a Italia Viva

Nardella, l’ultimo renziano a guardia del forte Pd. Ci mancava il sindaco di Firenze a sparare sul Governo. Più che al Nazareno sembra un iscritto a Italia Viva

Dario Nardella, sindaco di Firenze ed amico di lungo corso di Matteo Renzi, è intervenuto a gamba tesa nel dibattito politico post fiducia supportando di fatto il senatore toscano: “Non possiamo fare gli avvocati del premier o appiattirci sui Cinque Stelle”. E gli fa eco, anche se in misura più moderata e meno critica il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini: “Serve una nuova squadra di governo. Conte e Pd ascoltino di più i territori”. E ancora: “Il Recovery Plan è stato migliorato grazie a Renzi che avrebbe potuto rivendicarlo”.

Questi interventi pongono una questione politica perché, come abbiamo scritto ieri, Zingaretti deve avere un controllo totale del suo partito in questo difficile momento e le uscite come quella di Nardella non solo sono destabilizzanti per l’intera maggioranza, seppur relativa, ma sono addirittura nocive per la tenuta del governo. Infatti non è difficile inferire da quanto dichiarato che Nardella è una sorta di quinta colonna renziana nel Pd e che anzi, magari ci sia rimasto apposta dentro a quel partito proprio per intervenire dall’interno, come di fatto sta avvenendo in questi giorni, quando è necessario, con micro-cariche esplosive in una diga che è già sotto stress.

Zingaretti deve garantire la tenuta del Pd come i Cinque Stelle hanno dimostrato di aver tenuto il timone dritto in questo difficilissimo passaggio parlamentare. Se invece i dem stanno giocando su due tavoli per lucrare qualche vantaggio in termini politico-istituzionali, cioè qualche poltrona in più detto in soldoni, il ragionamento non solo sarebbe sbagliato ma anche pernicioso. Infatti il governo è una squadra che si regge su un gioco comune, si tratta della stessa barca e alla fine se affonda affondano tutti.

Qualcuno dentro il Pd magari non solo non interviene a ribattere alle uscite di Nardella, ma magari è anche contento che come diceva Mao “Grande è la confusione sotto il cielo quindi la situazione è eccellente”. Oltretutto, ribadiamo, il Pd non ha fatto nulla per riportare i voti indietro da Italia Viva e questo desta veramente non solo legittima preoccupazione, ma anche sospetto. Qualcuno sta lavorando contro Zingaretti e la maggioranza? Qualcuno che si cela dietro un volto (apparentemente) amico ed invece nasconde sotto il mantello il pugnale del sicario?

Non è possibile tenere gli “amici di Renzi” a destabilizzare il quadro; oltretutto, con tutto il rispetto, Nardella è sindaco di una città gloriosa, ma piccola, quale potere di rappresentatività democratica può mai reclamare a meno che questa patente gli sia assegnata da qualcuno dentro il suo stesso partito? Queste non sono certo domande retoriche data la situazione che si è creata alla Camera e soprattutto al Senato, dove Renzi con la sua furba astensione si è incuneato con un “doppio di cavallo” che lui ama tanto e tiene in scacco il re.

Renzi è un opportunista scaltro e navigato e non bisogna dargli altra benzina dall’interno. E tornando anche a Stefano Bonaccini che tutti giustamente lodano come il “salvatore dell’Emilia Romagna” servirebbero meno critiche – sia pur moderate – e più appoggio concreto visto che anche lui deve farsi perdonare le Leopolde in cui veniva a parlare male delle regioni per supportare il centralismo dell’allora premier tutto teso a rovesciare l’Italia come un calzino, operazione che – come noto – lo ha perduto, lasciando all’Italia solo macerie e intoppo burocratici come le mai scomparse province.