‘ndrangheta tra Piemonte e Calabria, arrestati nove esponenti del clan Alvaro

'ndrangheta tra Piemonte e Calabria, arrestati nove esponenti del potente clan Alvaro in quanto accusati di truffa ed estorsione

‘ndrangheta tra Piemonte e Calabria, arrestati nove esponenti del clan Alvaro

A Ivrea, Chivasso e Vibo Valentia i carabinieri di Torino hanno arrestato 9 indiziati di associazione di tipo mafioso – legata alla ‘ndrangheta – , truffa aggravata, estorsione, ricettazione, usura, violenza privata e detenzione e porto illegale di armi, aggravati dal metodo mafioso.

La ‘ndrangheta degli Alvaro

L’indagine, condotta a partire dal 2015 sotto il coordinamento della Procura e della Dda, ha sradicato una territoriale della ‘ndrangheta, gestita dalla cosca Alvaro “carni i cani” di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria. A capo della cosca Domenico Alvaro, figlio di Carmine, “u cupirtuni”, che gestiva un vasto traffico di stupefacenti su scala internazionale e una struttura specializzata in reati contro il patrimonio. La prima organizzazione venne azzerata con l’indagine Cerbero del 2019 e l’arresto di 71 persone.

Gli arresti di oggi sono invece parte dell’operazione Cagliostro, derivano da truffe ai danni di imprenditori in difficoltà. Le somme sottratte in modo fraudolento supererebbero i 600 mila euro. Scoperte anche due estorsioni condotte ai danni di un broker finanziario. I nove arrestati si trovano in carceri situate in regioni limitrofe al Piemonte in attesa dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip.

La struttura della ‘ndrangheta torinese

Nel corso delle indagini è stata ipotizzata la presenza di due ambienti criminali distinti, entrambi di matrice ‘ndraghetista in cui Domenico Alvaro si sarebbe mosso. La prima è un’organizzazione con base a Torino che era specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti. Un gruppo, secondo gli investigatori, agguerrito che non si sarebbe limitato al solo suolo nazionale ma avrebbe esteso le proprie mani anche all’estero.

La seconda organizzazione, invece, sarebbe specializzata nella commissione di vari reati contro il patrimonio, sul territorio italiano come anche su quello estero.

Le estorsioni

Dalle indagini è emerso il sistema usato dagli indagati per commettere delle truffe a carico di persone in forte difficoltà economica. Per riuscire nei loro intenti, infatti, gli indagati si accreditavano come persone legate a “famiglie” criminali calabresi prospettando alle vittime, la possibilità di acquistare ingenti somme di denaro “sporco” in cambio di somme di denaro “pulito” ma di gran lunga inferiori.

Un raggiro che quando veniva scoperto dalle vittime, spingeva gli indagati a minacciarle ribadendo loro la propria appartenenza alla ‘ndrangheta così da scoraggiare eventuali denunce.