Necessario e urgente. La Bce arma il bazooka del Recovery Fund. Si prepara l’Ecofin della verità. Berlino vuole già tagliare i fondi. Ma anche Austria e Olanda si mettono di traverso

Settimana ricca di importanti appuntamenti a Bruxelles e di indicazioni sullo stato della nostra economia, a partire dal Pil, dai dati Istat attesi per giovedì sui valori della produzione industriale italiana ad aprile e dalla relazione di Bankitalia sul turismo internazionale, settore fra i più colpiti a causa della pandemia. Per quanto riguarda l’Europa, gli occhi sono tutti puntati sul vertice dell’Eurogruppo di domani, anticipato ieri dalla videoconferenza dei 27 ministri delle Finanze Ue.

LINEE GUIDA. Non era sul tavolo il pacchetto antirecessione, il famigerato piano Next Generation Ue da 750 miliardi (500 miliardi di sovvenzioni e 250 di prestiti) proposto dalla Von der Leyen, tuttavia i primi segnali che arrivano dall’Ecofin non sono incoraggianti. Non solo la Germania con il ministro Scholz ha chiesto apertamente di riportare l’entità del Ricovery Fund dai 750 miliardi del piano della Commissione Ue ai 500 della proposta franco-tedesca. Ma a mettersi di traverso sono state le solite Austria e Olanda. Le risorse raccolte sul mercato con l’emissione di bond comunitari serviranno a finanziare proprio gli investimenti e le riforme, secondo quanto previsto dalle Raccomandazioni della Commissione agli Stati membri; la vera sfida politica per tutti ed in particolare per l’Italia, esposta a un debito pubblico elevato e che da tempo avrebbe dovuto attuare sia gli uni che le altre.

POTENZA DI FUOCO. Indubbiamente a pesare sulla discussione e sui negoziati, in attesa anche del Consiglio europeo del 19 giugno, l’audizione di lunedì al Parlamento europeo della presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde (nella foto), in cui ha sottolineato quanto il fattore “tempo” sia fondamentale. “Il pacchetto Next Generation Eu e il bilancio pluriennale siano approvati rapidamente, definire un calendario chiaro che darà più certezza e fiducia ai cittadini, alle imprese e ai mercati finanziari. Qualsiasi ritardo rischia di generare ripercussioni negative e aumentare i costi e quindi le esigenze di finanziamento di questa crisi”, ha intimato Lagarde, spiegando quali siano i quattro principali rischi derivanti dalla pandemia da coronavirus. Fallimenti in massa di imprese e della famiglie, specialmente di quelle più indebitate; elevata volatilità dei mercati, dovuta alla marcata incertezza su come sarà la ripresa economica; rinnovati timori sui debiti pubblici a causa delle spese supplementari richieste dalla crisi.

NIENTE SCONTI. Il grave shock economico potrebbe dunque innescare diffusi default nell’economia reale, con pesanti ripercussioni in tutta l’Eurozona, è per questo che l’adozione del piano Recovery deve essere quanto più celere possibile, se ne facciano una ragione i cosiddetti Paesi frugali, Olanda in testa. E proprio ad un deputato fiammingo eletto in Olanda, Derk Jan Eppink, che l’ha accusata di essere la “Maria Antonietta del debito”, intenta “a mantenere i tassi bassi per scongiurare una bancarotta nell’Europa del Sud”, la Lagarde ha risposto a tono: “Il debito in sé non è il nostro scopo, dunque la inviterei a non riferirsi a me come la ‘Regina del debito’ ma piuttosto come una persona che ha risposto prontamente a una crisi economica”.

Ne ha anche per la Corte Costituzionale tedesca, la numero uno dell’Eurotower, ribadendo quanto già affermato in passato. E cioè che Francoforte riconosce come unica giurisdizione quella della Corte Ue e risponde soltanto al Parlamento europeo. Ne consegue che la Bce non risponderà alla Corte di Karlsruhe, la sentenza interessa il governo tedesco e non la Bce, la cui indipendenza “non è negoziabile”.