Negare sempre e comunque: la strategia perdente di Salvini. Dai 49 milioni spariti della Lega al Covid che non esiste: la credibilità del Capitano ormai è in caduta libera

Matteo Salvini ha uno stigma, cioè un marchio di fabbrica, che lo identifica irrimediabilmente anche sotto le mentite spoglie giovanili dei “comunisti padani” di cui fu leader: fa parte della destra mondiale negazionista in massimo grado. Quella del negazionismo è anzi una caratteristica non adeguatamente analizzata nei trattati di sociologia politica e invece lo dovrebbe essere perché è una sorta di filo d’Arianna, un detector, che ci porta ad identificare senza alcun dubbio l’appartenenza politica del soggetto. Donald Trump nega il virus, Jair Bolsonaro pure e così tutti i leader conservatori. Perché lo fanno?

SOLITO COMPLOTTO. Probabilmente questa curiosa caratteristica ha a che fare con un mal interpretato senso della libertà che è declinata unicamente in chiave anarcoide. Io sono libero, degli altri me ne frego e quindi la mascherina non la metto, le distanze non le rispetto e con le mani ci scavo nei rifiuti. E poi, per farmi tornare i conti, dico che faccio così perché il virus semplicemente non esiste, lo ha inventato la Cia, Giuseppe Conte, la Spectre mondiale, il Nuovo Ordine, i Massoni, il Bilderberg e chi più ne ha ne metta. I negazionisti sono molto attivi fra noi tanto che sono riusciti a celebrare un delirante incontro istituzionale guidato naturalmente da Salvini che ha rifiutato, violando la legge, di indossare la mascherina in un luogo chiuso. Il cantante Andrea Bocelli c’ha pure messo incautamente la faccia e quando si è accorto che tutti lo prendevano in giro per la negazione della gravità della pandemia ha fatto una rapido retromarcia (leggi box in alto), in cui la toppa è peggio del buco. Salvini nega, nega, nega.

CATTIVO MAESTRO. Nega, ad esempio, anche la storia dei 49 milioni che la Lega deve restituire e sembra come quei pugili suonati che continuano a tirare mosci pugni al vento anche se c’è solo l’aria a fargli da testimone dell’inanità delle loro azioni. Diciamo che il padano ci gigioneggia pure un po’, nel senso che ha visto una possibilità di mettersi in mostra e lo fa, ma con esiti disastrosi. Un anno addietro era il padrone dell’Italia ed ora nei sondaggi se la batte con Giorgia Meloni che lo insidia da molto vicino, mentre Berlusconi con Brunetta gli sfila la presidenza della commissione sul Recovery Fund e poi perde credibilità proprio nei confronti del suo elettorato diciamo moderato, cioè quello leghista bossiano, mitologico sì, ma non incline a bersi proprio tutto, oltre l’acqua del dio Po. Una strategia assolutamente perdente, la sua, di cui il senatore verde non si rende conto. Ma questa strategia non la usa solo lui nella Lega ad esempio è il cavallo di battaglia di Attilio Fontana che nega tutto, dal suo disastro nella gestione del virus da parte della sanità lombarda alla correttezza dell’attuale inchiesta della magistratura su di lui, per la vicenda dei camici “regalati”. Io nego, tu neghi, egli nega: ecco la coniugazione del verbo leghista. Ed è pur vero che qualche ingenuo tra i suoi sostenitori ci casca pure, vuoi per instabilità caratteriale, vuoi per fanatismo, vuoi per irresponsabilità endemica, ma la soglia degli entusiasti, sondaggi alla mano, cala di giorno in giorno come il livello d’acqua di un lago nel deserto. La Meloni che è molto più avveduta e scaltra del milanese se lo è studiato attentamente, ha abbozzato quando lui l’ha tradita con i 5 Stelle ed ora, al pari dell’ex Cavaliere, è pronta a rendergli la pariglia ed anche qui i sondaggi sono sovrani. Se Salvini continuerà così farà la fine della Lega di Bossi riducendosi a qualche percentuale telefonica, come ai tempi di Maroni.