Nel megastore di Sarmi si vende di tutto e di più

di Federico Di Mario

Dalle raccomandate alla gestione immobiliare, dalla riscossione dei tributi alla telefonia, passando per le assicurazioni e il servizio di compagnia aerea. Poste italiane ha le mani in pasta ovunque. Di tutto, di più. Con PosteShop, vende pure gadget, libri e oggettistica e per chi lo desidera offre perfino corsi accademici a distanza. La galassia del colosso italiano compresa la Capogruppo, 21 società e 5 società consortili, raggruppate sotto  quattro aree: servizi postali, servizi finanziari, servizi assicurativi e altri servizi. In particolare, l’area servizi finanziari,  comprende anche la Banca del Mezzogiorno-MedioCredito Centrale spa. Una ragnatela fittissima che però presenta alcuni buchi. La complessa e variegata realtà societaria nella quale confluiscono molteplici attività e funzioni, che si sono via via aggiunte alla mission istituzionale che è quella di provvedere al servizio postale su tutto il territorio nazionale, è fatta di luci e ombre. Sulle prime spiccano i servizi finanziari e quelli assicurativi che bilanciano positivamente i risultati non proprio soddisfacenti del servizio universale.

Gli utili apparenti
Nel settore finanziario Bancoposta Fondi, società di gestione del risparmio,  amministra un patrimonio di circa 40 miliardi di euro. Ancora. Nel comparto assicurativo PosteVita, che vende per lo più polizze d’investimento, ha collocato quasi 5 milioni di prodotti in oltre 10 anni di esistenza, con una raccolta di circa 55 miliardi di euro. Ma non è tutto ora quello che luccica. I ricavi del settore tradizionale, cioè di quello postale, continuano a scendere. Una situazione che si ripercuote come un macigno sulla pelle di milioni di cittadini che ogni giorno sono costretti a fare la fila negli uffici  di tuta Italia. C’è da dire che l’andamento negativo del servizio postale dipende da una serie di fattori. Uno su tutti la crescente preferenza per la posta elettronica. Ma anche il rafforzamento della concorrenza e la liberalizzazione del mercato postale nazionale con l’abolizione delle tariffe agevolate per il settore dell’editoria e la riduzione dell’area riservata a Poste italiane. Non si possono nascondere però le vere lacune di un servizio che indubbiamente lascia molto a desiderare, suscitando la rabbia anche del più paziente degli utenti. Un servizio postale che, come ha scritto la Corte dei Conti è caratterizzato pure da lentezza delle operazioni e da problemi di adeguatezza per la funzione recapito per circa il 23% delle strutture territoriali e per circa il 15% per le giacenze della corrispondenza. In passato è capitato più volte che i 14 mila uffici di Poste Italiane siano stati messi in ginocchio dal cambio del sistema informatico. Code, disagi, operazioni e transazioni bloccate e disservizi ovunque. A ciò si aggiunge una negativa della qualità del servizio, nel rapporto con l’utenza e da parte dei mass media, che non è coerente con quelli che sono, invece, gli esiti favorevoli del monitoraggio di qualità della posta che hanno indicano il raggiungimento degli obiettivi per tutte le tipologie di prodotto e, nella quasi totalità dei casi, con risultati migliori rispetto al passato.

Il personale
Nella grande mamma Poste c’è spazio per tutti. Del resto baste vedere il costo del personale per capire di cosa stiamo parlando. Una spesa che rappresenta oltre il 95% delle uscite complessive del lavoro dell’intero Gruppo aziendale.  Il numero uno di Poste, Massimo Sarmi si è sempre nascosto con un utile di esercizio che però è come una foglia di fico. L’esercizio positivo, prodotto dai servizi finanziari, infatti, riesce a compensare la significativa perdita realizzata dai servizi postali. I risultati di bilancio, quindi, confermano l’andamento negativo delle maggiori controllate del Gruppo interessate all’area postale, che stanno facendo registrare cali di fatturato sempre maggiori. “Il settore – come hanno già scritto i giudici contabili – risulta particolarmente penalizzato, oltre che dalle problematiche collegate all’andamento dei mercati, che evidenziano flessioni della domanda nell’intero comparto in Italia, anche da perdite di redditività dovute a consistenti svalutazioni contabili di attività industriali, come nel caso di Sda Spa. e Postel Spa”.