Ecatombe silenziosa dietro le sbarre. In 12 mesi 81 suicidi in carcere. Il ministro Nordio aveva promesso interventi radicali ma finora si è vista solo la sostituzione del capo del Dap

nelle carceri è ecatombe. In 12 mesi 81 suicidi in carcere. Il ministro Nordio aveva promesso interventi ma non ci sono stati

Ecatombe silenziosa dietro le sbarre. In 12 mesi 81 suicidi in carcere. Il ministro Nordio aveva promesso interventi radicali ma finora si è vista solo la sostituzione del capo del Dap

Da inizio 2022 ad oggi sono 81 i detenuti che si sono tolti la vita. Si tratta della cifra più alta nella storia Repubblica Italiana. Un’annata nera negli istituti penitenziari. Il precedente record si era registrato nel 2009. Anno in cui sono avvenuti ben 72 suicidi.

Ma spaventosi sono anche i dati sui tentativi di suicidio: ben oltre mille, sventati grazie all’intervento degli agenti di polizia penitenziaria. Di fronte a questo dramma senza fine, va registrato il silenzio delle istituzioni e della politica.

Tanti annunci, pochi fatti

Perché l’attuale Guardasigilli, Carlo Nordio, di promesse ne aveva fatte tante nei mesi scorsi. “Le carceri sono la mia priorità” aveva annunciato in pompa magna. E poi “nel nostro programma c’è il potenziamento delle strutture edilizie” delle carceri “e delle risorse umane”, aveva detto sottolineando che “occorre costruire nuove carceri e migliorare quelle esistenti” e “migliorare anche il trattamento economico” degli agenti penitenziari.

E ancora “la certezza della pena, che è uno dei caposaldi del garantismo” prevede che “la condanna debba essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano”, aveva gridato Nordio. Insomma, di annunci ne ha fatti tanti, ma di fatti finora se ne sono visti pochi. Nelle ultime ore, in fretta e furia, è arrivato il cambio al vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

Sarà, infatti, un pubblico ministero, impegnato nella lotta alla criminalità organizzata a prendere il posto di Carlo Renoldi, il consigliere della Cassazione con una lunga esperienza nella magistratura di sorveglianza che l’allora ministra Marta Cartabia aveva voluto al vertice del Dap, ma le cui posizioni, ritenute troppo critiche sull’ergastolo ostativo e sul 41 bis avevano da subito suscitato una levata di scudi da FdI, oltre che dal Movimento Cinque Stelle.

La scelta è ricaduta su Giovanni Russo, attualmente procuratore aggiunto alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. A maggio di quest’anno era stato proposto al Csm come candidato di minoranza per il vertice della procura nazionale: conquistò 5 voti contro i 7 andati a Nicola Gratteri e i 15 che determinarono la vittoria di Giovanni Melillo.

Legato alla corrente di Magistratura Indipendente, il gruppo considerato più a “destra” nel panorama delle toghe, il prossimo capo del Dap è nato a Napoli dove ha lavorato a lungo in procura, dopo aver prestato servizio, sempre come pm, a Castrovillari. è fratello dell’ex parlamentare di Forza Italia Paolo Russo.

Certo è che il tema delle carceri è da sempre un tema bollente ma dopo gli annunci del Governo Meloni, ci si aspettava senza dubbio, qualcosa di concreto e tangibile. Invece, ancora una volta, tutto fumo. Il tutto mentre la situazione nei penitenziari resta esplosiva. Infatti l’indicatore principale per valutare l’andamento del fenomeno è il cosiddetto tasso di suicidi, ossia la relazione tra il numero dei casi e la media delle persone detenute nel corso dell’anno.

Con un numero di presenze medie pari a 54.920 detenuti e 65 decessi avvenuti in questi nove mesi, il tasso di suicidi è pari circa a 13 casi ogni 10mila persone detenute: si tratta del valore più alto mai registrato. In carcere ci si uccide oltre 21 volte in più che nel mondo libero. Quando nel 2009 si suicidarono 72 persone, i detenuti erano circa 7.000 in più. Un altro dato drammatico è quello dei suicidi nella popolazione detenuta femminile. Finora sono stati cinque. Con un tasso superiore a quello degli uomini, pari a quasi il 22 per cento.