Che la seconda fase dell’accordo di pace tra Hamas e Israele sarebbe stata dura lo sapevano tutti. Quello che nessuno si sarebbe aspettato, però, è che nel primo giorno di questa delicata parte del piano di pace di Donald Trump, oltre ai più che pronosticabili “incidenti” — arrivati puntuali come un orologio svizzero — il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, avrebbe lanciato un vero e proprio ultimatum al movimento terroristico palestinese, paventando di fatto una possibile ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza.
“Ridateci le salme entro 24 ore o sarà guerra”. Netanyahu lancia l’ultimatum ad Hamas e fa già vacillare la Pace a Gaza
Stando a quanto riporta il quotidiano israeliano Haaretz, citando funzionari — verosimilmente egiziani o qatarioti — che hanno preso parte ai negoziati ma hanno chiesto l’anonimato, il governo di Tel Aviv ha intimato ad Hamas di restituire entro oggi i corpi di tutti i 24 ostaggi che hanno perso la vita nel corso di due anni di guerra. Il ritardo nella consegna delle salme — inizialmente prevista per lunedì — viene giustificato dal gruppo palestinese con la necessità di una decina di giorni per localizzare i corpi. Una tesi a cui il governo Netanyahu non crede, poiché, secondo quanto riporta l’emittente pubblica Kan, è convinto che il gruppo palestinese “ne abbia già alcuni in suo possesso, ma non li abbia consegnati”.
Malgrado i toni accesi, i mediatori credono che la pace reggerà. In ogni caso, per scongiurare la ripresa delle ostilità, hanno fatto sapere di essere già al lavoro per risolvere la questione. Un ottimismo che non sembra condiviso dal presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, che ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo: “Israele sa che, se ricade nell’errore del genocidio, il prezzo da pagare sarà alto”. Il leader di Ankara ha poi rincarato la dose, affermando: “È fondamentale che questo cessate il fuoco sia permanente e che non si verifichino violazioni. Come sapete, Israele ha una pessima storia di violazioni del cessate il fuoco. Questa situazione ci costringe a essere più cauti e meticolosi”.
Iniziati i negoziati per la fase 2 dell’accordo di Pace per Gaza
Ben più fiducioso il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che in occasione della firma dell’accordo ha ribadito la propria soddisfazione: “Ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui (alla pace, ndr)”. Il tycoon, poco prima di fare ritorno negli Stati Uniti, ha poi detto di “sperare nella ricostruzione di Gaza”, aggiungendo che al momento “non stiamo parlando della soluzione dei due Stati”.
Riguardo al futuro della Striscia, Trump ha anche confermato — come da indiscrezioni delle ultime ore — di aver dato la propria “approvazione ad Hamas per svolgere il ruolo di forza di polizia palestinese a tempo”, al fine di mantenere l’ordine a Gaza nel corso della cosiddetta fase 2 dell’accordo raggiunto al Cairo.
Del resto, si tratta del momento più delicato del piano di pace americano, poiché necessita di ulteriori negoziazioni per risolvere numerose criticità. A spiegare quali siano è stato il premier del Qatar, Mohammed Abdulrahman al Tani, nel corso di una lunga intervista al New York Times, secondo cui “le parti non sono ancora pronte per il compromesso” su come procedere.
In particolare, la fase due prevede lo schieramento della forza di stabilizzazione internazionale, l’Isf, che dovrebbe essere composta da almeno duemila soldati. Il problema, secondo l’emiro qatariota, è che al momento non è stato nemmeno deciso chi prenderà parte a questo corpo di pace. Altro nodo, sempre secondo al Tani, riguarda il disarmo di Hamas, che resta anch’esso nebuloso.
Hamas accusa l’Idf di continue violazioni del cessate il fuoco
A complicare ulteriormente la situazione contribuiscono i prevedibili “incidenti” che rischiano di far saltare la fragile tregua. Secondo quanto riportano i media locali, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ucciso cinque palestinesi “sospetti” nei pressi di Gaza City.
Secondo l’esercito di Tel Aviv, che ha confermato le uccisioni, si tratterebbe di “miliziani” che “si erano avvicinati ai militari nel quartiere orientale di Shejaiya, a Gaza City, attraversando la cosiddetta Linea Gialla”, oltre la quale i militari israeliani si sono ritirati nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco con Hamas.
Ben diversa la versione del gruppo palestinese, che accusa Netanyahu di voler trovare un pretesto per riaprire le ostilità: secondo Hamas, si trattava di semplici civili e la loro uccisione costituirebbe una “grave violazione del cessate il fuoco”, che il mondo intero “deve condannare”.
Insomma, a Gaza la tensione resta palpabile e servirà lo sforzo di tutti per evitare che la situazione degeneri, facendo ripiombare la Striscia nel dramma della guerra.